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Regione, la contesa del disavanzo

Sul pagamento a rate del disavanzo della Regione si incrociano il ricorso della Corte dei Conti, la sentenza della Corte Costituzionale e un accordo con lo Stato. Dettagli e interventi.

Dunque la Corte Costituzionale ha bacchettato la Regione Siciliana e ha sentenziato: il disavanzo non è e non sarà pagabile a rate in 10 anni, ma in 3, come avrebbe dovuto essere. Tuttavia la Regione, in attesa del pronunciamento della Consulta, ha superato la norma bocciata accordandosi con lo Stato per il pagamento in 8 anni. Il governo Schifani ha ereditato dalla legislatura di Musumeci l’articolo 7 del decreto 158 del 27 dicembre 2019, ovvero la norma, su cui adesso si è espressa la Corte Costituzionale, che ha diluito in 10 anni il pagamento dell’accertato disavanzo di bilancio. Più in particolare, la Consulta, nelle vesti di Commissario dello Stato, ha accolto il ricorso presentato dalle sezioni riunite della Corte dei Conti. I magistrati contabili hanno sollevato la questione di legittimità costituzionale nell’ambito dei giudizi di parifica dei rendiconti 2020 e 2021. E a fronte di ciò hanno sospeso il giudizio sui documenti contabili della Regione. Attualmente il disavanzo è meno preoccupante, perché nel 2023 è stato in netta riduzione. Infatti, il presidente Renato Schifani rassicura: “L’equilibrio dei nostri conti non è in discussione perchè nel frattempo abbiamo rispettato le indicazioni di Roma e della Corte dei Conti, abbattendo il disavanzo e rimettendo la Sicilia in regola”. E poi aggiunge: “In ogni caso, la norma che ha subito la bocciatura è superata dalla disposizione legislativa del 2022 che accorda alla Sicilia il ripiano del disavanzo in 8 anni. Proprio in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale, infatti, il decreto legislativo è stato superato grazie a un nuovo accordo fra Stato e Regione, e sostituito da una nuova norma che ha seguito l’intero iter parlamentare e ha permesso di spalmare il disavanzo in 8 anni anziché in 10 o nei 3 ordinari”. E l’assessore regionale all’Economia, Marco Falcone, conferma e rilancia: “Di fatto non cambia niente nei bilanci della Regione. Nonostante fossimo rimasti della nostra idea, nel frattempo abbiamo conseguito i necessari miglioramenti di bilancio e tagliato il disavanzo nei 3 anni previsti in via ordinaria. I conti sono già in ordine in base a questa sentenza. Ci aspettiamo che la Corte dei Conti adesso dica che, venuta meno la norma contestata, la Sicilia debba applicare la nuova norma che permette di spalmare non in 10 ma in 8 anni la restante parte di disavanzo”. E sottolinea: “Tuttavia non ci avvarremo neanche di questa nuova facoltà perché stiamo già conseguendo il necessario ripiano. Nel 2022 siamo scesi da 6 a 4 miliardi di euro, e per il rendiconto 2023 le nostre previsioni accreditano un ulteriore calo di ben 500-700 milioni. Proseguiremo, dunque, nella virtuosa operazione di ripiano del nostro debito senza incidere sul livello dei servizi offerti dalla Regione, e anzi potenziandoli e incrementando gli investimenti”.

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