Prosegue, dopo la tappa in Sicilia, la mobilitazione sindacale nazionale organizzata da Cgil e Uil: l’intervento del segretario regionale Alfio Mannino.
La mobilitazione sindacale nazionale lanciata da Cgil e Uil in tutto il territorio nazionale – con il contorno infuocato dello scontro con il governo, e, in particolare, con il ministro ai Trasporti, Matteo Salvini – ha coinvolto anche la Sicilia, scelta come seconda tappa verso le altre che si susseguiranno fino al prossimo primo dicembre “per – si legge nella nota di intenti – rivendicare politiche che fermino il costante impoverimento dei redditi da lavoro e pensioni, che garantiscano la sicurezza, che contrastino la desertificazione industriale, che riducano le disuguaglianze, che puntino allo sviluppo del territorio: tutte questioni che in Sicilia appaiono particolarmente accentuate dall’assenza di politiche per la ripresa del Mezzogiorno”. Nell’Isola i sindacati di Landini e Bombardieri hanno scavato col dito sulla piaga dell’emigrazione giovanile, additandola come testimonianza tra le più evidenti delle perduranti condizioni di precarietà economica e sociale, e della mancanza di prospettive di sviluppo, e quindi imprenditoriali e occupazionali. E il segretario regionale della Cgil, Alfio Mannino, ha denunciato: “Almeno 20 mila giovani vanno via in cerca di un futuro migliore, e la situazione non potrà che peggiorare. Per questo lo sciopero oltre che un diritto è un obbligo. Il mondo del lavoro vuole essere protagonista del cambiamento. Questa mobilitazione dunque continuerà finché non cambieranno le politiche scellerate del governo. La Sicilia non reggerà il peso di una manovra finanziaria che colpisce tutti, dai giovani agli anziani, alle donne, a tutti i lavoratori. Non reggerà all’assenza di prospettive future a causa della mancanza di politiche di sviluppo, e per misure antimeridionaliste come l’autonomia differenziata. Diventeremo più poveri e la nostra terra più deserta”. E poi, più nel merito politico, Mannino ha aggiunto: “Siano stretti nella tenaglia di due governi, quello nazionale e quello regionale, che dopo avere blandito i siciliani con false promesse fanno oggi gioco di sponda per affossare ulteriormente la Sicilia. Il governo Meloni ritiene con evidenza che il Mezzogiorno e la Sicilia siano un peso da sganciare al proprio destino. Il governo Schifani, che dovrebbe essere il primo soggetto a guidare la protesta, parla il ‘politichese’ e non la lingua degli interessi della Sicilia. Per questo i siciliani sono chiamati a reagire. Nessuno può più girarsi dall’altra parte, sapendo che non sarà una battaglia di breve durata e che è arrivato il momento di alzare la testa e di prendere nelle mani il proprio destino: per nuove politiche per lo sviluppo e l’occupazione, contro le disuguaglianze sociali e territoriali, nell’interesse delle lavoratrici, del lavoratori, dei pensionati, delle giovani generazioni”.