Angelosanto da oggi è in pensione

E’ in pensione da oggi il generale comandante dei Carabinieri del Ros che ha arrestato Matteo Messina Denaro. L’intervento di Pasquale Angelosanto.

Il generale comandante dei Carabinieri del Ros, Pasquale Angelosanto, da oggi, martedì 31 ottobre, è in pensione, a 65 anni di età appena compiuti. La carriera è iniziata in modo straordinario, da capitano, l’11 settembre del 1992, 31 anni addietro, con l’arresto del boss della Camorra, Carmine Alfieri. E si è conclusa in modo altrettanto straordinario, da generale, con l’arresto del boss di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro. E in occasione del brindisi di saluto, Pasquale Angelosanto non avrebbe non potuto, al “Corriere della Sera”, rievocare il “colpaccio”, lo stop, dopo 30 anni, alla latitanza dell’adesso defunto “padrino” di Castelvetrano. E il generale ricorda quando assunse il primo impegno alla sua cattura, nel 2012, l’anno in cui è stato promosso vice comandante dei Carabinieri del Ros. E racconta: “Nel 2012 Matteo Messina Denaro era in cima alla lista dei ricercati, latitante da 20 anni. Pure nel suo caso, come in altri precedenti, è stato fondamentale investigare sul contesto e fare ‘terra bruciata’ degli affiliati che gli ruotavano intorno. Noi come Arma dei Carabinieri, da soli o con altre forze di Polizia, abbiamo arrestato più di 180 indagati e sequestrato beni per oltre 250 milioni di euro. Queste cifre, a cui vanno aggiunte quelle delle operazioni autonome delle altre Polizie, dimostrano come lo Stato abbia ripreso il controllo del territorio nella provincia di Trapani”. Nel 2017 Pasquale Angelosanto è promosso comandante del Ros, e la caccia prosegue fino alla svolta, il 6 dicembre scorso, quando il pizzino “cartella clinica” di Messina Denaro fu trovato a casa della sorella Rosalia. E Angelosanto racconta ancora: “L’accesso a casa della sorella non fu casuale, bensì una decisione, presa insieme alla Procura, derivante dall’analisi svolta sulle numerose indagini, tra cui l’ultima che portò a 35 arresti, proprio a Campobello di Mazara, nel settembre 2022.

Abbiamo vissuto dal 6 dicembre al 16 gennaio, giorno della cattura, con la continua paura di commettere errori. Persino durante la messa di Natale non potei evitare di pensare alle mosse da seguire per non farci sfuggire il latitante. Ci stavamo avvicinando, ma bisognava evitare il minimo sbaglio. Negli ultimi tre giorni avevamo quasi la certezza che dietro il nome di Andrea Bonafede ci fosse Messina Denaro, ma finché lui non ha ammesso di esserlo non sono stato tranquillo”… Poi ho provato una soddisfazione indescrivibile, insieme all’improvviso calo di tutta la tensione accumulata. Poi, dopo qualche ora, è cominciato il nuovo lavoro, per ricostruire le reti delle complicità. Toccherà ad altri adesso indagare. E lo faranno benissimo. Ma una promessa posso farla anch’io: tra chi ha protetto per tanti anni il latitante abbiamo individuato solo la cerchia più ristretta, c’è ancora tanto da scoprire. Sempre con lo stesso metodo. Il Ros non se ne andrà dalla provincia di Trapani”.