Dopo la sentenza emessa dalla Cassazione, sono in stato di arresto alcuni degli imputati del “cerchio magico” di Silvana Saguto a fronte delle condanne d’Appello confermate.
L’ex presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto, poi radiata dalla magistratura, è stata arrestata dalla Guardia di Finanza in una clinica a Palermo dove è stata ricoverata da 20 giorni. Adesso è reclusa nel carcere “Pagliarelli”. Il marito, Lorenzo Caramma, è stato trasferito anche lui nello stesso penitenziario. Nel carcere di Rebibbia a Roma si è costituito il professore Carmelo Provenzano. L’avvocato Gaetano Cappellano Seminara si è invece presentato agli agenti della Polizia penitenziaria di Bollate, in provincia di Milano. Sono in stato di arresto poche ore dopo la sentenza emessa dalla Cassazione che ha confermato le condanne inflitte dalla Corte d’Appello di Caltanissetta il 24 febbraio del 2022 per, a vario titolo e in particolare, corruzione e concussione. Il verdetto è definitivo, e quindi esecutivo, per i capi d’imputazione, soprattutto i più gravi di corruzione e concussione, confermati dalla suprema Corte che, invece, per altre contestazioni, di minore rilievo, ha annullato le pene inflitte rinviando la trattazione ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Caltanisetta. Ed è stata la Procura generale di Caltanissetta a firmare il provvedimento di esecuzione della pena. Il rinvio ai giudici di secondo grado sarebbe funzionale solo a rideterminare l’entità della pena rivalutando le contestazioni di reato oggetto del rinvio. Dunque, più nel dettaglio, la sesta sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta da Giorgio Fidelbo, ha trattato la sentenza dei giudici d’Appello che hanno inflitto a Silvana Saguto 8 anni e 10 mesi di reclusione. Poi Gaetano Cappellano Seminara 7 anni e 7 mesi. Poi Carmelo Provenzano 6 anni e 10 mesi. Poi Roberto Nicola Santangelo, amministratore giudiziario, 4 anni e 2 mesi. Poi Lorenzo Caramma 6 anni e 2 mesi. Poi l’ex prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, 3 anni. Poi Walter Virga, amministratore giudiziario, 1 anno e 4 mesi. Poi al tenente colonnello della Guardia di finanza Rosolino Nasca, già in servizio alla Dia, Divisione investigativa antimafia, di Palermo, sono stati comminati 2 anni e 8 mesi. Poi 1 anno e 10 mesi al preside della facoltà di Giurisprudenza ad Enna, Roberto Di Maria. Poi Maria Ingrao, la moglie di Provenzano, 2 anni e 8 mesi. E 2 anni e 8 mesi anche a Calogera Manta, cognata di Carmelo Provenzano. Infine è stato condannato a 4 mesi il figlio di Silvana Saguto, Emanuele, per una tesi di laurea che sarebbe stata scritta dal professore Provenzano. Tra le motivazioni addotte dai giudici che si sono susseguiti tra il primo e il secondo grado di giudizio si legge: “Silvana Saguto poteva contare sistematicamente sulla disponibilità dell’avvocato e amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara, e poi del professor Carmelo Provenzano, ex docente alla ‘Kore’ di Enna e amministratore giudiziario anche lui: soggetti comprensibilmente inclini ad assecondare le pretese della Saguto per conseguire vantaggi che non sarebbero spettati. In sintesi, lei avrebbe affidato gli incarichi delle amministrazioni giudiziarie, e loro avrebbero ricambiato con favori di vario genere. Non era un’associazione a delinquere, ma un patto corruttivo permanente”. E poi, traendo spunto dal contestato episodio dei 20mila euro consegnati la sera del 30 giugno del 2015 alla Saguto nella sua abitazione, tutti in banconote da 50 euro, da Cappellano Seminara dentro un trolley, la Procura generale ha aggiunto: “Le risultanze delle indagini hanno dimostrato come la principale fonte di reddito di Lorenzo Caramma, ingegnere e marito di Silvana Saguto, negli anni dal 2006 al 2015 siano proprio i compensi corrisposti da Cappellano Seminara quale libero professionista e quale amministratore giudiziario. Cappellano Seminara non riceveva lucrosi incarichi dalla Saguto per le sue indiscusse capacità professionali quanto invece perché lo stesso poteva ricambiare attraverso il conferimento di incarichi al marito e attraverso le dazioni di utilità indebite. E il docente Carmelo Provenzano otteneva incarichi dagli amministratori nominati dalla Saguto, e in cambio si sarebbe adoperato per spianare la strada universitaria al figlio di lei Emanuele, e aiutarlo a raggiungere l’agognato traguardo della laurea. Pertanto le amministrazioni giudiziarie sarebbero diventate agenzie di collocamento di amici, parenti o persone segnalate dalla giudice Saguto e dai vari amministratori giudiziari nominati”.