In Sicilia si aggrava il bilancio dei morti sul lavoro: il 6% d’Italia. E gli ispettori del lavoro sono solo 63. I dettagli e la denuncia della Cgil Sicilia.
I morti sul lavoro in Sicilia sono già stati 26 tra gennaio e luglio 2023, ovvero il 6% d’Italia. Altri sono morti tra agosto e settembre. E gli ispettori del lavoro sono solo 63, e diminuiranno ancora. L’indice che misura l’incidenza dei casi mortali è elevato. In poco più della metà dell’anno ha raggiunto i 19,4 morti per milione di lavoratori, calcolato sul totale dei 1.337.016 occupati nell’Isola. Così emerge dai dati dell’Osservatorio Vega, aggiornati secondo le statistiche Inail. Tra un aggiornamento e l’altro, tuttavia, l’allarme non si attenua. “Non è cambiato niente – riconosce Francesco Lucchesi, segretario regionale del settore di Cgil Sicilia – anzi, la situazione peggiora. Dei 63 ispettori del lavoro attualmente in forza nei vari Ispettorati provinciali, 8 andranno in pensione entro la fine dell’anno. Da gennaio 2024 saranno esattamente 55”. Il recente Decreto Lavoro del governo nazionale consente di inviare in Sicilia, a tempo determinato tra i 2 e i 6 mesi, altri 29 ispettori del lavoro. In quasi tutte le aziende ispezionate nel corso degli ultimi mesi sono state riscontrate delle irregolarità, dal lavoratore in nero alla violazione delle norme sull’uso del caschetto di protezione. Nonostante ciò, con poco più di 60 ispettori per circa 400 mila aziende esistenti in Sicilia, la probabilità di incorrere in un controllo è molto bassa. Secondo la Cgil Sicilia, in base alla proporzione tra le aziende e gli ispettori, un’azienda può subire un’ispezione mediamente una volta ogni 20 anni. “Se passa questo messaggio – aggiunge Lucchesi – è naturale che l’azienda tenda a risparmiare sulla sicurezza. Spesso è uno dei principali costi che viene eluso. Il tema della salute e della sicurezza sul lavoro è di vitale importanza ed è al centro delle varie assemblee che Cgil Sicilia sta svolgendo in vista della manifestazione nazionale che si svolgerà a Roma il 7 ottobre. Stiamo chiedendo alle aziende di metterci del proprio. E’ vero però che la Regione può contribuire, usando i fondi sulla formazione legati al Fondo sociale europeo, con corsi di formazione proprio sui temi della salute e della sicurezza. E’ un tema che bisognerebbe cominciare ad insegnare a scuola, per formare futuri lavoratori capaci di rivendicare il rispetto delle norme sul luogo di lavoro. La Regione Siciliana, in materia, ha costituito nel 2011 un proprio ‘Osservatorio regionale sugli infortuni e malattie professionali’, che ha l’obbligo di riunirsi due volte l’anno e di più non fa. Eppure, gli argomenti certo non mancano. Come il più recente dello stress termico e dei rischi legati al calore nel periodo estivo. Cgil e Uil in Sicilia hanno sottoposto alla Regione un protocollo specifico, perché non possiamo aspettare che muoia qualcuno. E’ un problema da affrontare chiudendo l’accordo ora, in inverno, per essere pronti per la prossima estate. Prevenire, insomma, per evitare di allungare la lista delle vittime”.