La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura Generale di Palermo. Confermato il no al sequestro del patrimonio di Marcello Dell’Utri. I dettagli.
La Procura della Repubblica di Palermo ha proposto il sequestro del patrimonio di Marcello Dell’Utri. Nel giugno del 2022 la Sezione misure di prevenzione del Tribunale ha risposto “no”. La Procura ha insistito, e ha presentato ricorso in Appello. La Corte d’Appello lo scorso 12 ottobre ha confermato il no al sequestro. E così, adesso, anche la Cassazione, a cui si è rivolta la Procura Generale di Palermo affinchè, invece, i beni di Dell’Utri fossero sigillati. L’inchiesta patrimoniale è iniziata nel 2014 poco prima che fosse resa definitiva in Cassazione la sentenza di condanna a 7 anni di reclusione, già scontati, a carico di Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa. “L’ex senatore di Forza Italia e manager di Pubblitalia – come hanno scritto i giudici nelle motivazioni della sentenza d’Appello – è stato il ‘mediatore contrattuale’ di un patto tra Cosa Nostra e Silvio Berlusconi. Tra il 1974 e il 1992 non si è mai sottratto al ruolo di intermediario tra gli interessi dei protagonisti, e ha mantenuto sempre vivi i rapporti con i mafiosi di riferimento. Nello stesso periodo di tempo Dell’Utri ha, con pervicacia, ritenuto di agire in sinergia con l’associazione mafiosa e di rivolgersi a coloro che incarnavano l’anti – Stato, al fine di mediare tra le esigenze dell’imprenditore milanese, Silvio Berlusconi, e gli interessi del sodalizio mafioso, con ciò consapevolmente rafforzando il potere criminale dell’associazione”. Dal 1994 la Dia (Direzione investigativa antimafia) ha indagato sulle proprietà di Marcello Dell’Utri, tra ville, appartamenti, azioni, conti correnti, per un valore di parecchie decine di milioni di euro. La Procura di Palermo ha preteso il sequestro, a fine di confisca, dell’intero tesoro accumulato, tra cui la villa “Comalcione” a Torno, sul lago di Como, 30 stanze e 3000 metri quadrati di parco a verde, venduta all’amico Silvio Berlusconi che l’avrebbe pagata 10 milioni di euro in più del prezzo di mercato. Tale tesi è stata smentita da alcune perizie sul valore dell’immobile. L’ex senatore Denis Verdini ha raccontato che Sylvester Stallone avrebbe offerto 30 milioni di euro a Dell’Utri per comprare la villa, ma lui ha rifiutato l’offerta di Rocky. E poi sono stati soprattutto i prestiti infruttiferi, i bonifici e le donazioni di Berlusconi a favore della famiglia Dell’Utri a sollevare i maggiori sospetti dei magistrati inquirenti. Sarebbe stato conteggiato un flusso di denaro continuo per oltre 20 milioni di euro, tanto che è stato addirittura ipotizzato che si sia trattato di un ricatto a Berlusconi da parte di Dell’Utri, allorchè Dell’Utri avrebbe custodito segreti sul ruolo della mafia nell’attività imprenditoriale e politica di Berlusconi. Ebbene, non è stato provato il sospetto che tale flusso di denaro sia stato frutto di estorsione o di pagamenti per tacere e nascondere. Dunque la conclusione dei giudici, di primo e secondo grado, e adesso della Cassazione, è che il flusso di denaro sarebbe giustificato dai rapporti di amicizia e di lavoro che hanno unito per decenni Berlusconi a Dell’Utri. Marcello Dell’Utri è difeso dagli avvocati Francesco Centonze e Francesco Bertorotta.