Il consuntivo di intenti emerso dopo la visita di Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen a Lampedusa, assediata dai flussi dei migranti. Obiettivi e promesse.
Le presidenti del Consiglio dei ministri di Italia e d’Europa, Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen, e i ministri dell’Interni italiano ed europeo, Matteo Piantedosi e Ylva Johansson, sono stati in visita a Lampedusa, accolti dal presidente della Regione, Renato Schifani, e dal prefetto di Agrigento, Filippo Romano. Sopralluogo prima nel Centro d’accoglienza in contrada Imbriacola e poi al Molo Favarolo, dove dal gennaio scorso sono sbarcati quasi 130mila migranti. Un record senza precedenti, a fronte di un’emergenza sull’orlo del collasso e del precipizio. E dunque, come rimediare? Innanzitutto la Meloni ha promesso al vice sindaco, Attilio Lucia, che in quattro o cinque giorni sarà rimossa una “bomba ecologica”, ovvero il “cimitero delle barche”, la distesa dei relitti utilizzati dai migranti per le traversate, spesso ancora in mare, con danni per migliaia di euro per i pescatori lampedusani che vi si imbattono. Poi la Meloni e la von der Leyen hanno ripetuto la “tiritera”, ossia che tale problema epocale lo si risolve tutti insieme, in Europa e anche alle Nazioni Unite, altrimenti prima o poi si sarà tutti investiti e travolti, e non solo gli Stati di frontiera come l’Italia. Infatti, Giorgia e Ursula in settimana interverranno insieme all’Assemblea generale dell’Onu. Poi la Meloni ha ribadito: “Il governo ha appena stanziato 45 milioni di euro a favore di Lampedusa come prima misura compensativa delle difficoltà patite”. Poi ha confermato: “Estenderemo fino al termine massimo, 18 mesi, il periodo di trattenimento in strutture adeguate, allestite dal ministero della Difesa, dei migranti irregolari destinati al rimpatrio. Un trattamento a parte, da definire, sarà invece riservato a soggetti fragili, donne e minori di 14 anni”. Poi la von der Leyen ha presentato un piano d’azione in 10 punti, e i principali sono: possibili nuove missioni navali per contenere le partenze, rimpatri più veloci, e corridoi umanitari per l’immigrazione legale. “Saremo noi a decidere chi arriva in Europa e non i trafficanti” – ha scandito la tedesca. E poi la pressione sugli altri Stati europei affinchè attuino il meccanismo volontario (e non obbligatorio) di ricollocamento. Al che Giorgia Meloni ha storto il naso e ha obiettato: “Continuo a dire che di fronte ai flussi non risolveremo mai il problema parlando di redistribuzione, di ricollocamento. L’unico modo di affrontare seriamente il problema è fermare le partenze illegali. Questo è quello che ci chiedono i cittadini ma anche i rifugiati. Serve una efficace missione europea navale perché l’unico modo serio di affrontare la vicenda è aiutare le autorità del nord Africa a gestire il flusso di chi parte”. Poi, in conclusione, Giorgia si è rivolta a Ursula al fine di implementare (tradotto: pagare) il prima possibile il fondo da 250 milioni di euro alla Tunisia che dovrebbe, nelle intenzioni della Meloni, aiutare a bloccare le partenze e restituire a Lampedusa una situazione di normalità.