Nel suo primo interrogatorio, Matteo Messina Denaro ha scagionato tutti i medici che lo hanno curato, da Alfonso Tumbarello all’oncologo con lui nel celebre selfie.
Dalle 70 pagine del primo interrogatorio di Matteo Messina Denaro dopo l’arresto, del 13 febbraio, emerge anche la difesa da parte del boss dei medici che lo hanno curato. Lui, a domanda, risponde sul selfie, la foto ormai celeberrima, scattata insieme al medico in servizio alla clinica “La Maddalena” a Palermo. E Messina Denaro spiega ai magistrati De Lucia e Guido che lo ascoltano: “No, le spiego, il selfie con il medico lo sa com’è nato? Perché poi uno deve pagare dazio… Lui è stato uno di quelli che mi operò, il primo aiuto al fegato, io ci andavo ogni mese perché lui mi doveva visitare la ferita, me la curava lui, perché é una ferita abbastanza pesante. Ad un tratto mi alzo, ci salutiamo perché avevamo un rapporto, ci davamo pure del tu, abbracci, bacio, eh sto per girarmi e mi fa così: ‘facciamo un selfie assieme?’, che dico… no cioè…”. Messina Denaro sottolinea che sono tutti ignari, che nella sua lunga trafila medica seguita dalla scoperta del tumore, nessuno è al corrente della sua identità, meno che mai Alfonso Tumbarello, il medico di base che ha firmato 137 tra richieste di visite specialistiche, interventi chirurgici e ricette di farmaci. Il medico di Campobello di Mazara, a fianco politicamente dell’ex sindaco di Castelvetrano, Vaccarino, è stato arrestato lo scorso 7 febbraio, poi scarcerato e ristretto ai domiciliari dallo scorso 15 luglio. Nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari che gli è stato notificato dalla Procura di Palermo, è stato depositato anche il primo interrogatorio di Messina Denaro, che lo scagiona, e spiega ancora: “Questo non sa niente, è stato arrestato, questo non sa niente e le spiego come sono andate le cose. Allora io a questo Tumbarello Alfonso non lo conosco… però se lo incontravo in strada a Campobello sapevo che era lui, dove aveva lo studio, la macchina che aveva, bene o male il paese era piccolo… lui è stato preso, purtroppo per lui, in giro. Perché io non mi sarei mai rivolto a lui perché era intimissimo con Vaccarino, cioè per me era un suicidio andare dal Tumbarello e dirgli: ‘sai io sono il Tizio’, perché glielo dovevo dire, perché lui nemmeno mi conosceva, ‘io sono il Tizio, mi fai questi favori’, completamente, non esisteva, nemmeno la contemplavo una cosa del genere… Se il Tumbarello avesse saputo di me, c’era bisogno di una terza persona che era il cugino?” – conclude Messina Denaro riferendosi ai Bonafede. Poi il boss ricostruisce: “Un’occlusione intestinale mi ha fatto scoprire il tumore. Ho fatto la colonscopia il 3 novembre 2020 a Marsala, da un medico di cui so solo il cognome, Bavetta. Poi scopro che a Mazara del Vallo c’è uno bravo, Giacomo D’Urso, che mi opera d’urgenza. Nell’ospedale di Mazara non c’è però Oncologia, e l’esame istologico viene fatto in un laboratorio di Castelvetrano. Poi la tac fa emergere le metastasi e mi sposto alla clinica ‘La Maddalena’ dove sono stato operato per le metastasi. Mi è stato chiesto di segnalare un contatto telefonico, per essere curato anche a casa, telefonicamente, e sono stato costretto a farmi un cellulare”.