In Calabria, sul versante ionico, in provincia di Catanzaro, vi è Montauro, un comune di 1729 abitanti, che adesso sono 1728, perché è morto un residente. E non è uno come tanti ma è Giovanni Aiello, 71 anni, l’ex poliziotto della Squadra Mobile di Palermo conosciuto come “Faccia da mostro”, e il cui nome è stato da decenni ricorrente nelle più intricate, e spesso ancora irrisolte, inchieste di mafia in Sicilia, con interessi più o meno occulti di settori deviati dei Servizi Segreti e delle Istituzioni dello Stato. Giovanni Aiello ha incontrato la morte sulla spiaggia, appena in mare, intento a ormeggiare la sua barca a riva e colto da un malore improvviso. Inutili sono stati i soccorsi, e a nulla è servito un defibrillatore. La Procura di Catanzaro ha disposto l’autopsia, per fugare ogni ragionevole dubbio sulla causa del decesso. Alcuni pentiti hanno indicato “Faccia da mostro”, per una cicatrice sul viso, come un agente dei Servizi Segreti, ma i diretti interessati hanno sempre smentito una sua appartenenza all’intelligence. Su Giovanni Aiello hanno indagato quattro procure: Palermo, Caltanissetta, Catania e Reggio Calabria. L’ombra di “Faccia da mostro” è stata sollevata sulle stragi di Capaci e via D’Amelio, sugli omicidi del vicequestore Ninni Cassarà e del poliziotto Nino Agostino, ucciso insieme alla moglie, Ida Castelluccio, il 5 agosto del 1989, a Villagrazia di Carini. Il padre di Nino Agostino, Vincenzo, che non ha mai tagliato la barba dal giorno dell’omicidio del figlio, simboleggiando così l’attesa della verità, ha riconosciuto Giovanni Aiello il 26 febbraio del 2016 in occasione dell’incidente probatorio delle indagini, ancora in corso. Giovanni Aiello si sarebbe presentato a casa di Vincenzo Agostino poco prima dell’assassinio del figlio, e avrebbe chiesto di Nino Agostino. Dopo averlo riconosciuto, il padre, Vincenzo, chiede piangendo a Giovanni Aiello: “Voglio capire perché sei venuto a trovare mio figlio” … L’esame del Dna ha invece escluso la presenza di Giovanni Aiello sul luogo della strage di Capaci, come ipotizzato da alcuni pentiti. Attualmente Giovanni Aiello è stato uno dei principali indagati nell’ambito dell’inchiesta a Reggio Calabria cosiddetta “Ndrangheta stragista”, che di recente ha svelato il coinvolgimento dei clan calabresi nella strategia mafiosa della tensione negli anni 90, tra le “stragi continentali” e gli attentati ai Carabinieri che, tra l’altro, hanno provocato la morte di Vincenzo Garofalo e Antonino Fava, 31 e 36 anni, entrambi appuntati, uccisi il 18 gennaio del 1994 lungo l’autostrada Salerno – Reggio Calabria. I difensori di “Faccia da mostro”, gli avvocati Eugenio Battaglia e Ugo Custo, sottolineano che Giovanni Aiello “è morto da innocente”.