Ancora dal verbale di uno dei primi interrogatori di Matteo Messina Denaro dopo l’arresto, emergono altre dichiarazioni, adesso integralmente: Andrea Bonafede e poi il messaggio vocale del 23 maggio 2022.
Ancora dal verbale di uno dei primi interrogatori di Matteo Messina Denaro dopo l’arresto, depositato nell’ambito della conclusione delle indagini a carico del suo presunto medico personale, Alfonso Tumbarello, emergono altre dichiarazioni, adesso integralmente. In riferimento al reato riconosciuto in Italia del “concorso esterno alla mafia”, e sulla (a suo avviso) non mafiosità di Andrea Bonafede, ovvero colui che gli ha prestato l’identità, Matteo Messina Denaro così argomenta innanzi al Procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, e all’aggiunto Paolo Guido: “Ora vorrei fare un altro… salto di nuovo sull’Andrea Bonafede, perché ho sentito alla televisione, non so se è vero, che è stato arrestato, non solo per favoreggiamento, ma anche per associazione mafiosa, perché è stato tipo riconosciuto come uno riservato, ok? Così è? Lui ha questa accusa…”. Matteo Messina Denaro tenterebbe di scagionare colui che gli ha prestato l’identità dall’accusa di essere associato o in concorso esterno alla mafia, e spiega che se Andrea Bonafede fosse mafioso avrebbe pensato e agito da mafioso svuotando subito il covo. Così come è avvenuto per il covo di Riina. E invece così non è stato. Infatti il covo di Messina Denaro non è stato trovato vuoto. E il boss afferma: “L’hanno arrestato ad Andrea Bonafede per favoreggiamento e perché è mafioso riservato… Il mafioso ‘riservato’ è tipo un altro argomento di legge, se vogliamo dire farlocco, come il ‘concorso esterno’. Io preferirei, se fosse una mia decisione: tu favorisci… il favoreggiamento prende da 4 a 5 anni, se favorisci un mafioso sono 12 anni. Meglio così: si leva il farlocco ‘concorso esterno’ di torno. Ora le vorrei dire: se questo ragazzo, Andrea, fosse stato mafioso, lasciamo stare, riservato o non riservato, in questi casi, saputa la notizia dell’arresto, si va nel covo e lo si ripulisce. Perché nel suo sistema di vita non c’è il sistema di vita associativo, perché se io non mi posso muovere, si muove lui, si muove l’altro, siamo tutti così, per esempio. Lui invece dice: ‘Il mio compito quale era? Casa, documenti per ospedale e macchina’. Allora, se voi foste arrivati in quella casa dopo 15 anni, avreste trovato le stesse cose, ci siamo? Perché lui non sarebbe mai andato a prenderle…”.