Dopo la rimodulazione dei fondi del Pnrr in ambito nazionale, in Sicilia incombono confusione e incertezze. L’intervento di ConfIndustria.
I nodi relativi alle modalità di utilizzo e di spesa dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza in Sicilia sono al pettine. A seguito della rimodulazione delle risorse in ambito nazionale, in Sicilia (dove la rimodulazione determina una significativa riduzione dei fondi destinati) incombono confusione e incertezze. In proposito interviene il presidente di ConfIndustria Sicilia, Alessandro Albanese, che afferma: “La rimodulazione se deve essere concentrata su alcune grandi opere va bene. La frammentazione non va bene. Il Pnrr è a debito e lo dovremo restituire, lo restituiranno i nostri figli e nipoti. Nel 2035 un giovane si troverà un debito che non potrà sostenere. Dovrà essere possibile un rilancio della Sicilia, le opere devono essere fortemente produttive. Il problema reale non è la rimodulazione dei fondi, ma il sistema delle riforme che non si è mai adeguato per dare il via alla progettualità e agli investimenti del Pnrr. Quello dei progetti resta il primo punto critico. Poi ci sono le mancate riforme della pubblica amministrazione e della giustizia. Di quello che è stato fatto fino ad adesso non abbiamo segnali tangibili. Non è che sia partito bene. Il vecchio governo l’aveva presentato come la panacea, ma sappiamo bene che non c’è la progettualità e non ci sono state le grandi riforme. Il rischio è che migliaia di aziende vadano in default. A fronte delle decine di miliardi del Pnrr dobbiamo capire come si affronta la transizione energetica, e potrebbero essere necessarie nuove scadenze, a partire dalle auto elettriche fino a tutto il settore automotive. Poi c’è la questione dell’alta velocità, che in Sicilia non è stata ancora programmata. Se dobbiamo pensare a un sistema di trasporti dobbiamo pensare innanzitutto al Ponte. Se la rimodulazione serve a ripensare all’alta velocità ben venga, se si stanno spostando i fondi su altri rivoli non ha senso”.