La Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta conferma la condanna all’ergastolo a carico di Matteo Messina Denaro per le stragi del ’92. Gli interventi a commento.
Lo scorso 25 maggio il procuratore generale della Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta, Antonino Patti, a conclusione della requisitoria, ha invocato la conferma della condanna all’ergastolo inflitta a Matteo Messina Denaro in primo grado il 21 ottobre del 2020 dalla Corte d’Assise di Caltanissetta, presieduta da Roberta Serio, riconoscendolo tra i mandanti delle stragi di Capaci e via D’Amelio contro Falcone e Borsellino. Il procuratore generale Patti tra l’altro così si rivolse ai giudici giudicanti: “L’accusa che si muove a Matteo Messina Denaro è di avere deliberato le stragi, insieme ad altri mafiosi regionali che rivestivano uguale carica. L’imputato entrò a far parte di un organismo riservato direttamente alle dipendenze di Totò Riina, il gruppo denominato la ‘Super Cosa’, che fu la risposta di Riina alla “Super Procura”, cioè la Direzione nazionale antimafia che era stata inventata da Falcone. E tale gruppo, capeggiato da Messina Denaro e Giuseppe Graviano, fu inviato in missione a Roma per uccidere Falcone. Poi invece Riina decise di ucciderlo in Sicilia. Il pentito Gaspare Spatuzza individua in quel cambio di strategia un passaggio fondamentale: la genesi di tutta questa storia è quando non si uccide più Falcone a Roma, e si inizia la fase terroristica mafiosa. Da lì non è solo Cosa Nostra. L’attività deliberativa e organizzativa di Messina Denaro a favore delle stragi ha cominciato a esplicarsi nell’ottobre del 1991, che coincide con le riunioni in provincia di Enna. C’era un totale e reciproco rapporto di fiducia tra Totò Riina e Matteo Messina Denaro. Durante la riunione per gli auguri di Natale del 1991, i nomi delle persone da eliminare – ha riferito Antonino Giuffrè – si sapevano: Falcone, Borsellino, Salvo Lima, Martelli e Mannino. Giuffrè rimase impressionato da quella riunione perché era finito il tempo delle chiacchiere e bisognava agire. Fu etichettata come la riunione della resa dei conti. Dopo le parole di Riina scese un silenzio assoluto”. A fronte della sentenza il legale della famiglia Borsellino, l’avvocato Fabio Trizzino, commenta: “Avere la conferma dell’ergastolo per l’ultimo grande stragista, per noi è motivo di grande soddisfazione. Ancora una volta lo Stato italiano ha esercitato la sua potestà punitiva e noi non possiamo che essere soddisfatti del risultato. La sentenza d’Appello, benché ancora non definitiva, è un tassello importantissimo: la stagione corleonese può dirsi chiusa”. E lo stesso Procuratore generale, Antonino Patti, commenta: “Ci aspettavamo la conferma dell’ergastolo per Messina Denaro. Saremmo rimasti sorpresi se, dopo le condanne di Messina Denaro da parte dei giudici fiorentini per le stragi del ’93 e del ’94, adesso fosse assolto. Lui è stato protagonista dalle stragi siciliane a quelle del Continente. Questa è una sentenza che armonizza totalmente con tutte le precedenti sentenze della stagione stragista. Questo verdetto chiude il cerchio”. E l’avvocato Adriana Vella, difensore di Matteo Messina Denaro dal quale ha appena ricevuto un telegramma di complimenti per l’arringa difensiva, commenta: “È una sentenza che è stata pronunciata in nome del popolo Italiano e come tale va rispettata, fermo restando la possibilità, prevista dal nostro ordinamento, di poterla impugnare. Dobbiamo conoscere le motivazioni di questa condanna ma resta ferma la mia convinzione sull’assenza di elementi sufficienti per ritenere confermata la responsabilità di Matteo Messina Denaro in ordine alla deliberazione del piano stragista che comprende anche le stragi di Capaci e via D’Amelio, cioè quelle che sono contestate in questo processo”.