Salvatore Borsellino: “Non vogliamo avvoltoi in via D’Amelio, ipocriti che portino corone e onori fasulli”. Da Giorgia Meloni stop definitivo alla revisione del concorso esterno alla mafia.
Salvatore Borsellino, fratello di Paolo e fondatore del movimento “Agende rosse”, blinda via D’Amelio, e, a due giorni dal 31esimo anniversario della strage, afferma: “Non vogliamo avvoltoi in via D’Amelio, ipocriti che portino corone e onori fasulli. Ho giurato che non avrei più permesso simboli di morte e parole vuote laddove c’è l’Albero della pace voluto da mia madre”. Già in precedenza la premier Giorgia Meloni ha annunciato: “Io non sono mai mancata e non mancherò nemmeno quest’anno alla cerimonia per l’anniversario della strage di via D’Amelio”. Adesso Giorgia Meloni è intervenuta sul tema, alquanto divisivo, della revisione del concorso esterno in associazione mafiosa, e ha affermato: “Sul tema del concorso esterno io comprendo sia le valutazioni che fa il ministro Nordio, sempre molto preciso, sia le critiche che possono arrivare, ma mi concentrerei su altre priorità. La revisione del concorso esterno non fa parte del programma di governo”. E sullo stesso tema Salvatore Borsellino rilancia: “Le esternazioni del ministro Nordio, al di là del loro esito, hanno mostrato la volontà di demolire la legislazione pensata da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per dare alle forze dell’ordine, alla magistratura, alla parte sana della società, gli strumenti per combattere la criminalità organizzata”. E incalza: “Dalle istituzioni vogliamo solo verità e giustizia e poi potranno onorare Paolo se lo desiderano, in ogni caso non troveranno posto simboli di morte, corone e cuscini di fiori”. Poi annuncia: “Impediremo ipocrite manifestazioni di cordoglio da chi poi fa tutt’altro. Noi non facciamo contestazioni violente: se dovessero presentarsi persone non gradite, diremo la nostra. In via D’Amelio può venire chiunque, l’importante è che si venga come semplici cittadini, non come rappresentanti delle istituzioni. Altrimenti, manifesteremo il nostro dissenso, alzando le nostre ‘agende rosse’ e girandoci di spalle. Combattiamo una lotta che negli ultimi anni è diventata sempre più difficile. Ci sono stati gli anni della speranza, nei quali credevo che la morte di mio fratello avrebbe cambiato le cose. Vedevo una grande reazione e sembrava che ci potesse essere la reazione dello Stato. Sembrava… Sono durati poco gli anni della speranza. Poi i governi dell’uno e dell’altro colore hanno iniziato a pagare le cambiali di questa scellerata trattativa costata la vita a mio fratello. Quella trattativa che abbiano appreso non essere reato da una magistratura giudicante in stato confusionale. E’ una sentenza che ha assestato un grave colpo al senso di giustizia. Sto perdendo la speranza di vedere giustizia, ma ci sono tante persone che continueranno a combattere per la verità”.