Matteo Messina Denaro è stato interrogato per la terza volta dai magistrati della Procura di Palermo. Laura Bonafede è stata trasferita in Puglia, nel carcere di Lecce.
Matteo Messina Denaro è stato per la terza volta dal giorno del suo arresto, il 16 gennaio scorso, seduto innanzi ai magistrati della Procura di Palermo. E si è protratto circa tre ore l’interrogatorio da parte del procuratore aggiunto, Paolo Guido, e dei sostituti Piero Padova e Gianluca De Leo, in trasferta a L’Aquila, nel carcere di massima sicurezza “Costarelle”, dove l’ex superlatitante è detenuto al 41 bis. Al suo fianco è stata la nipote, l’avvocato Lorenza Guttadauro. Messina Denaro non si è mai avvalso della facoltà di non rispondere, adesso come nei due precedenti interrogatori: il primo con il procuratore Maurizio De Lucia e l’aggiunto Guido, e l’altro con De Leo e il giudice per le indagini preliminari, Alfredo Montalto, nell’ambito di un procedimento penale in cui Messina Denaro è imputato di estorsione aggravata. E in tale occasione il capomafia ha sminuito la gravità di alcuni delitti che gli sono contestati, come l’omicidio di Antonella Bonomo, la fidanzata del boss di Alcamo, Vincenzo Milazzo, assassinata incinta di tre mesi. E il boss ha raccontato: “Ho svolto io un’indagine, non era incinta”. E poi, sul rapimento e l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, Messina Denaro ha sottolineato: “Non ho dato io l’ordine di ucciderlo”, scaricando la colpa su Giovanni Brusca, con il quale lui non è stato mai in accordo. Nel frattempo, dopo il primo intervento di idronefrosi, ovvero il drenaggio dei reni per ristagno di urina nei reni, non sarebbe esclusa prossimamente una seconda operazione dello stesso genere. Messina Denaro, inoltre, si sottopone periodicamente alla chemioterapia, nell’apposito ambulatorio ricavato innanzi alla sua cella. Ancora nel frattempo è stata trasferita nella sezione femminile del carcere di Lecce Laura Bonafede, la maestra di Campobello di Mazara arrestata lo scorso 13 aprile per favoreggiamento della latitanza del boss e procurata inosservanza di pena, il tutto aggravato dall’avere agevolato Cosa Nostra. Lei è detenuta nella casa circondariale di Borgo San Nicola, nella sezione ordinaria, dove parteciperebbe alle normali attività ricreative insieme alle altre detenute, tra cui l’accesso alla biblioteca interna. Ha facoltà di telefonare ai familiari, che contatterebbe attraverso Skype. Il Tribunale del Riesame ha già rigettato l’istanza di scarcerazione presentata dai suoi legali, “perché – hanno scritto testualmente i giudici – ha contribuito in modo fattivo al mantenimento in vita della peculiare rete di comunicazione di Matteo Messina Denaro, affidando la consegna dei propri scritti ai tramiti, ideando ella stessa nuovi nomi in codice con cui fare riferimento a terzi soggetti o servendosi di nomi già pensati dal boss, e distruggendo i messaggi da lui ricevuti in vantaggio dell’ex latitante”.