Emergono altri dettagli dalle intercettazioni nell’ambito dell’inchiesta sfociata nell’arresto, tra gli altri, dello chef palermitano, Mario Di Ferro.
Secondo la Procura di Palermo il ristorante “Villa Zito”, in via Libertà, sarebbe stato una sorta di alveare, dove tante api, che i magistrati definiscono gravitanti nella “Palermo bene”, sarebbero state attratte coltivando la passione, se non il vizio, per la cocaina, assaporando cibi prelibati conditi a volte anche con la “polvere bianca”. Mario Di Ferro, lo “chef dei vip”, arrestato giovedì scorso 29 giugno dai poliziotti della Squadra Mobile, e ristretto ai domiciliari, intercettato lo scorso 30 novembre così si sarebbe rivolto a Salvatore Salamone, anche lui arrestato, in carcere, indicato come uno dei rifornitori delle sostanze stupefacenti: “Senti devi avvicinare… 50… però carta argentata. Mi hai capito?”. I clienti sarebbero stati in attesa. E poi, ancora il 30 novembre, Di Ferro avrebbe sollecitato Salamone, manifestando fretta forse perché i clienti sarebbero stati impazienti: “Avvicini?… ma subito però… sta piovendo”. E allo stesso tempo Di Ferro si sarebbe rivolto così ad alcune persone presenti nel locale: “Proprio con voi io non guadagno”. E poi, il 13 dicembre, altra intercettazione: “Portami un regalino, ma corri però, perché me ne sto andando”. E poi, il 6 gennaio: “Ho persone qua… 10 minuti e arrivo”. E ancora il 6 gennaio Mario Di Ferro si arrabbia al telefono: “Ma che stai facendo? Ma che stai facendo?… e scusa minchia, mezz’ora, 40 minuti, no di più, 40 minuti”. E poi l’11 gennaio sarebbero stati in attesa della cocaina “quattro amici di Gino Paoli”, e Di Ferro al telefono sollecita: “Avvicina, siamo qua quattro, quattro amici che stiamo mangiando…”. Al ristorante arriva Gioacchino Salamone, fratello di Salvatore. E Di Ferro: “Vieni nella cucina, che io sono nella cucina, dai, annacati”. Poi il 14 gennaio si arrabbia Salamone: “Oh, mi devi dare il tempo però, ogni volta tutta questa premura… altrimenti chi ha premura prende e se ne va”. Nel frattempo Mario Di Ferro la prossima settimana sarà interrogato in sede di udienza di convalida dell’arresto, e tramite il suo difensore, l’avvocato Claudio Gallina Montana, ammette: “Sono dispiaciuto per quanto accaduto, per la mia famiglia, per me stesso e per chi mi conosce. Sono pronto a spiegare tutto. Non sono uno spacciatore, non ho mai guadagnato un euro. La droga è stata una cortesia, un favore per qualche amico. Ho sbagliato”. E poi lo chef, anche lui consumatore di stupefacenti, aggiunge: “Ho iniziato un percorso di recupero, mi sono lasciato il passato alle spalle. Ho deciso di cambiare vita lo scorso aprile, in occasione dei primi guai giudiziari”. Infatti, lo scorso 7 aprile a Palermo Di Ferro e Giancarlo Migliorisi, capo della segreteria tecnica della presidenza dell’Assemblea Regionale Siciliana, si sono incontrati in via Petrarca. I poliziotti della Squadra Mobile li hanno colti in flagrante, all’interno di un Range Rover, durante la cessione di 3 grammi di cocaina dietro il corrispettivo di 300 euro. Giancarlo Migliorisi avrebbe confermato agli investigatori di avere comprato altre volte la cocaina dopo essersi accordato telefonicamente con Di Ferro.