Una condanna e tre assoluzioni nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio preterintenzionale di Bernardo Chiapparo a Favara. I dettagli sul capo d’imputazione e l’evoluzione delle indagini.
Lo scorso 5 dicembre ad Agrigento al palazzo di giustizia il pubblico ministero, Maria Barbara Cifalinò, a conclusione della requisitoria ha proposto al giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Giuseppe Miceli, la condanna dei quattro imputati, giudicati in abbreviato, dell’omicidio preterintenzionale del favarese Bennardo Chiapparo, morto a 68 anni il 10 febbraio del 2016, vittima di una presunta spedizione punitiva. E l’inchiesta è stata infatti intitolata “Giustizia privata”. Il pestaggio dell’uomo ha provocato conseguenze fatali, oltre le intenzioni. Ecco perché è contestato l’omicidio preterintenzionale. Sono stati invocati 8 anni e 8 mesi di reclusione a carico di Antonino Pirrera, 45 anni, poi 4 anni, 6 mesi e 20 giorni ciascuno per Giovanni Ruggeri, 47 anni, Carmelo Pullara, 32 anni, e Michele Sorce, 39 anni. Ebbene adesso il giudice Miceli ha condannato solo Pirrera a 6 anni di reclusione. E ha assolto Ruggeri, Pullara e Sorce. Nel collegio difensivo hanno lavorato gli avvocati Salvatore Pennica e Alfonso Neri. Le parti civili sono state assistite dagli avvocati Giuseppina Ganci, Gisella Spataro e Francesco Gibilaro. Il 5 dicembre del 2016 a Favara i Carabinieri della locale Tenenza, in collaborazione con i colleghi della Compagnia di Agrigento, hanno arrestato Pirrera, in carcere, e poi Sorce, Pullara e Ruggeri ai domiciliari. Poi, il 16 dicembre, il Tribunale del Riesame ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare, ritenendo carenti i gravi indizi di colpevolezza, e ha restituito la libertà a Pirrera e Ruggeri. E così è stato poi anche per Sorce e Pullara. Poi la Procura il 9 febbraio del 2017 ha concluso le indagini, e ha notificato il relativo avviso. Bennardo Chiapparo è morto il 10 febbraio 2016 all’ ospedale di Agrigento, dove il primo febbraio precedente è stato ricoverato con un grave trauma cranico provocato, come ha raccontato colui che lo ha accompagnato in ospedale, da una banale caduta. Dalle indagini sostenute dai Carabinieri è invece emerso che Bennardo Chiapparo sarebbe stato violentemente picchiato perché avrebbe sgridato e forse mollato uno schiaffo al figlio minore di Antonino Pirrera, un bambino, perché avrebbe tirato dei calci ad una insegna pubblicitaria dell’autolavaggio dello stesso Bennardo Chiapparo. Dunque, il padre avrebbe organizzato la spedizione punitiva contro Chiapparo, che sarebbe stato colpito con un pugno al torace dallo stesso Pirrera, è caduto a terra sbattendo la testa, ed è poi morto per emorragia cerebrale non operabile. Inizialmente sotto procedimento giudiziario sono stati, poi scagionati, altri due favaresi. Ai due non è stato contestato l’omicidio preterintenzionale di Chiapparo ma di avere tentato di depistare le indagini: uno con false dichiarazioni al pubblico ministero, perché avrebbe assistito a quanto accaduto ma avrebbe smentito dichiarando di non essere a conoscenza di nulla. E l’altro avrebbe invece negato di avere appreso da un altro figlio di Antonio Pirrera dello scontro con Chiapparo.