La Cassazione rigetta i ricorsi e conferma il risarcimento per ingiusta detenzione a Bruno Contrada. L’intervento del difensore, l’avvocato Stefano Giordano.
Il 6 aprile del 2020 la Corte d’Appello di Palermo ha accolto la richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione presentata da Bruno Contrada, ex numero due del Sisde e già capo della Squadra Mobile di Palermo, condannato a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. A Contrada sono stati liquidati 667mila euro. La condanna dell’ex poliziotto è stata ritenuta illegittima dalla Cedu, la Corte europea dei diritti dell’uomo, e dalla Cassazione allorchè, all’epoca delle presunte condotte criminose di Contrada, ovvero tra 1979 e 1988, il reato di concorso esterno alla mafia non era stato ancora previsto dal codice penale italiano. E dunque sarebbe stato da applicare il principio “nulla poena sine lege”, ovvero non è possibile alcuna condanna per un reato non previsto dalla legge. Il 17 febbraio scorso, dopo due rimpalli in Cassazione con annullamenti e rinvii ad altre sezioni d’Appello, la Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Adriana Piras, ha altrettanto accolto la domanda di riparazione per ingiusta detenzione riducendo però l’entità dell’indennizzo a 285.342 euro. E Bruno Contrada ha commentato: “Per ogni giorno di privazione di libertà lo Stato mi dà 97 euro e 70 centesimi. Io ho fatto 2.920 giorni, cioè otto anni, di privazione della mia libertà perché mi hanno condonato due anni di buona condotta. Non esiste somma sufficiente a ristorare e risarcire il danno che mi è stato provocato in più di 30 anni di sofferenza subita ingiustamente, a meno che un governo non intenda fare una nuova finanziaria per me”. Dunque, il 27 febbraio scorso, Contrada ha depositato ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello di Palermo del 17 febbraio. Allo stesso modo sono ricorsi in Cassazione contro il risarcimento a Contrada sia la Procura Generale di Palermo che il ministero all’Economia. Ebbene, la Cassazione ha rigettato i ricorsi e ha confermato il risarcimento di 285.342 euro. E il difensore di Contrada, l’avvocato Stefano Giordano, commenta: “Dopo otto lunghi anni sono state poste in esecuzione le due sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’uomo che hanno sancito che il procedimento a carico del dottore Bruno Contrada è stato fin dall’inizio illegittimo ed illegittima era la condanna, totalmente scontata dal mio assistito. La Cassazione ha messo una pietra tombale ad un massacro mediatico e giudiziario vergognoso e putrido che ci ha portati alla vittoria finale. Siamo giunti a tale risultato finale soltanto perché il dottore Contrada è rimasto vivo nonostante tutta la sofferenza inflittagli. Godiamoci la vittoria processuale, ma da subito opporremo alle autorità giudiziarie competenti tutte le violazioni della presunzione di innocenza commesse da appartenenti all’ordine giudiziario e da certo giornalismo ideologizzato e politicamente orientato. Voglio ringraziare anche per il suo contributo fondamentale l’avvocato Cristiana Donizetti, mia moglie, senza il cui prezioso lavoro non sarebbe stato possibile conseguire questo risultato”.