La sera del 10 marzo del 2022 a Palermo Alessandro Sammarco, 21 anni, nipote del presunto boss Giuseppe Bronte, si è presentato alla caserma Carini dei Carabinieri in piazza Verdi accompagnato dal suo avvocato. Lui è stato poi ascoltato dalla Squadra Mobile. Ha raccontato di avere litigato per l’ennesima volta con Natale Caravello, 47 anni, e poi di averlo ucciso con due colpi a bruciapelo alla testa nel rione Brancaccio. Sammarco è entrato in caserma sferrandosi pugni in testa, e imprecando: “Mi sono consumato. Mi sono consumato”. Poi ha raccontato che Caravello si opponeva al rapporto di lui con sua figlia. Adesso la seconda sezione della Corte d’Assise, presieduta da Vincenzo Terranova, ha condannato Alessandro Sammarco a 23 anni e 10 mesi di carcere. La Procura ha invocato l’ergastolo. Il difensore di Sammarco, l’avvocato Corrado Sinatra, ha sostenuto che si è trattato di un omicidio preterintenzionale e di una legittima difesa putativa, e ha sottolineato: “Sammarco ha sempre detto che non voleva sparare. Aveva visto che Caravello durante la discussione aveva infilato la mano nel borsello e temendo di essere ferito ha sparato”.