Emessa la sentenza di secondo grado al processo sull’incidente ferroviario che nel 2014 uccise tre operai agrigentini a Butera: una condanna e cinque assoluzioni.
Il 17 luglio del 2014, un giovedì, fu il giorno, alle ore 17:50, di uno sciagurato incidente in provincia di Caltanissetta, in territorio di Butera, nei pressi della zona industriale, tra le stazioni ferroviarie di Butera e Falconara, lungo il tratto della linea ferrata tra Caltanissetta e Gela, da tempo poco utilizzata. Il treno regionale 12852 Gela – Licata – Caltanissetta travolse e uccise tre operai agrigentini di Rete ferrovie Italia. Le vittime: Vincenzo Riccobono, 54 anni, di Agrigento, Antonio La Porta, 55 anni, di Porto Empedocle, e Luigi Gazziano, 57 anni, di Aragona. Vigili del fuoco, Polizia Ferroviaria e Carabinieri intervennero sul posto insieme al personale medico e a un elisoccorso decollato, subito ma inutilmente, dall’ospedale “Sant’Elia” di Caltanissetta. Gli operai sono stati impegnati a lavorare sui binari nella misurazione dello scartamento, che è la distanza tra le due rotaie. E il macchinista del treno, una sola carrozza automotrice con due passeggeri a bordo, non ne sarebbe stato informato. E non vi sarebbero stati strumenti per segnalare la presenza degli operai. Dunque, il treno ha proseguito la sua corsa, investendo i tre mortalmente, appena fuori da una curva. Loro tre, forse perché colti di sorpresa tanto che non avrebbero sollevato nemmeno la testa, non si sono accorti del treno, che ha viaggiato a velocità ridotta, a 80 chilometri all’ora. E alla conducente del treno, una donna, lo spazio frenante non è stato sufficiente, tanto che il treno si è fermato 200 metri dopo l’impatto. Lei, la macchinista, mai indagata, si è difesa così: “Ho suonato, e ho schiacciato il freno al massimo, ma avrei dovuto avere almeno 100 metri a disposizione per bloccare il treno”. Il 7 ottobre del 2021 il giudice monocratico del Tribunale di Gela, Miriam D’Amore, ha condannato due funzionari di Rete Ferrovie Italia, e ne ha assolti altri sette. Sono stati inflitti 2 anni di reclusione ciascuno per omicidio colposo plurimo, con pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziario, al dirigente centrale operativo della Sala di coordinamento centro controllo della circolazione di Palermo, Pietro Muscolino, e al responsabile della linea operativa della tratta Canicattì-Gela, Rosario Cilluffo. I due imputati avrebbero dovuto valutare il rischio gravante sugli operai a lavoro e interrompere la circolazione ferroviaria. Sarebbe stato violato l’obbligo che impone la sospensione del traffico sulle linee ferroviarie dove si inviano squadre di operai. Sono stati invece assolti l’ex amministratore delegato di Rete Ferrovie Italia, Michele Mario Elia, il responsabile della direzione territoriale di Palermo, Andrea Cucinotta, il dirigente dell’Unità territoriale di Caltanissetta, Concettina Vitellaro, il capo impianto del Reparto lavori, Pietro Messina, il capo reparto pianificazione Unità territoriale di Palermo, Carmelo La Paglia, e Giovanni Costa, responsabile della direzione tecnica. Assolta anche Rete Ferrovie Italia a fronte della contestazione di un illecito amministrativo. Ebbene adesso la Corte di appello di Caltanissetta, presieduta da Maria Carmela Giannazzo, ha confermato la condanna a 2 anni di reclusione (pena sospesa e non menzione) a carico di Pietro Muscolino. E’ stato assolto Rosario Cilluffo. Confermate le assoluzioni di Rete Ferrovie Italia, di Michele Mario Elia, di Andrea Cucinotta, di Concettina Vitellaro e di Pietro Messina, difesi dagli avvocati Francesco Bertorotta, Fabrizio Biondo, Vincenzo Lo Re, Francesco Crescimanno, Salvatore Buggea. Le assoluzioni non sono state impugnate, e pertanto sono definitive a favore di Carmelo Lapaglia e Giovanni Costa.