Dai pizzini sequestrati alla sorella Rosalia emerge il sospetto che Matteo Messina Denaro sia stato protetto e favorito da una “talpa”. Altri contenuti degli scritti.
Matteo Messina Denaro ha informato la sorella Rosalia della presenza di microspie a casa sua, e, usando anche dei termini tecnici, “del mestiere”, le ha spiegato come toglierle. Così emerge dai pizzini sequestrati alla sorella dai Carabinieri del Ros. Ed ecco perché adesso la Procura sospetta che Messina Denaro sia stato aggiornato e “indottrinato tecnicamente” da una “talpa”, da uno altrettanto “del mestiere”. Ecco ciò che lui ha scritto a lei: “Le microspie da te ci sono da sempre. Posso pensare che da poco hanno montato da te cose più sofisticate, e hanno bisogno di queste cassette di rilancio proprio vicine alla casa perché in generale le mettono a circa 100 metri da dove montano le loro cose. Se invece sono telecamere devono avere per forza un buco, rotondo o rettangolare, ultimamente montano queste con il buco rettangolare, pensano che hanno più visuale. Chiami un elettricista e gli dici chiaramente che ti hanno montato queste cose. Devi dire che le vuoi tolte, se ha problemi fa che usi carta intestata dove attesti che sei tu che le hai volute tolte perché hai problemi di luce a casa. Tu a casa tua puoi fare tutto, è un tuo diritto. Se invece te la puoi sbrigare tu senza l’elettricista è meglio, ma non prendere la corrente ti prego”. E ad avvalorare l’ipotesi della presenza di una “talpa” che abbia informato Messina Denaro su notizie riservate vi è anche il caso del suo ex amico fidatissimo poi collaboratore della giustizia, Francesco Geraci, morto un mese addietro vittima di un tumore: Messina Denaro ha appreso l’indirizzo bolognese di Geraci. I Carabinieri hanno accertato che non è stato l’indirizzo dove il pentito effettivamente abitava, scortato dal Servizio centrale di protezione, ma un riferimento circolante in ambito giudiziario per le convocazioni nei processi. E poi, tra i pizzini trovati e sequestrati nelle case di Rosalia in via Alberto Mario a Castelvetrano e in campagna in contrada “Strasatti” a Campobello di Mazara, in uno si leggono delle riflessioni personali del boss: “Ho sempre pensato che sarebbe bene sapere quando è la mia ultima notte sulla terra piuttosto che venire investito da un’auto o qualcosa del genere. Non si deve mai ritornare da una persona dalla quale ci siamo allontanati definitivamente. E’ una regola di vita, della mia vita. Arrivato a un certo punto della mia vita ho pensato che il mondo fosse da qualche altra parte e che da quell’altra parte ormai non ci fossero più strade che conducessero fino a me. Ma comunque un essere umano muore veramente quando viene dimenticato e io credo che non lo sarò mai. Le persone che ho amato, i miei affetti, non si dimenticheranno mai di me”. Poi, in riferimento alla figlia, Matteo Messina Denaro trae spunto dalla lettura del necrologio di un boss di Campobello di Mazara, Leonardo Bonafede, scritto dalla nipote, una ragazza, e scrive: “Poco tempo fa leggendo il giornale vedo un necrologio che vi allego, vi spiego il mio pensiero. Prima faccio una premessa se no non capite. Il necrologio ricorda Leonardo Bonafede, che era un amico di nostro padre, lo conoscevo pure io comunque. E’ morto qualche anno fa. Il necrologio lo ha scritto una giovane, una nipote. Anche se non le conosco queste nuove generazioni, mi sono sempre tenuto informato sui familiari di chi è combinato come noi, per sapere che fine hanno fatto. Ah, questa ragazza è cresciuta senza padre, lo arrestarono il padre quando lei era molto piccola e non è ancora uscito visto che ha l’ergastolo. E’ poco più grande di Lorenza, quindi stessa generazione, e sicuramente si conoscono. Questa ragazza ha studiato, lavora, è stata sempre fidanzata con lo stesso ragazzo con cui poi si è sposata e ha avuto un figlio. Vi ho raccontato la storia di lei, ma vi potrei raccontare la storia di tante con il padre assente e della stessa generazione, perché sono informato di tutte quelle a cui manca il padre. Ebbene, nessuno ha fatto la fine di Lorenza, sono tutte sistemate, che voglio dire? E’ l’ambiente in cui cresci che ti forma, e lei è cresciuta molto male. Ma la cosa che mi ha fatto più senso è la frase finale del necrologio, mi ha colpito questa frase ed è per questa frase che vi sto scrivendo. Lei dice: ‘Onorata di appartenerti’ al nonno. Ma lo capite?! Ciò significa che la mancanza del padre non è di per sé motivo di degenerazione educativa, è solo Lorenza che è degenerata nell’infimo, le altre di cui so sono tutte cresciute onestamente. La nipote dice al nonno ‘onorata di appartenerti’, e lei cosa ha fatto al padre, cioè a me? Ma va bene così, non ho più nulla da recriminare”.