Dopo il rinvio a giudizio anche del medico curante, è stato definito l’assetto del prossimo processo innanzi al Tribunale di Agrigento per la morte di Loredana Guida. I dettagli.
Il 30 novembre del 2021 il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha rinviato a giudizio due medici, imputati di omicidio colposo nell’ambito dell’inchiesta per la morte di Loredana Guida, la giornalista e insegnante di 44 anni di Agrigento deceduta il 28 gennaio del 2020 a causa della malaria terzana maligna. Si tratta di Gioacchino Brucculeri, medico in servizio alla Guardia medica, e Maurilio Castelli, in servizio al Pronto soccorso dell’ospedale “San Giovanni di Dio” ad Agrigento. La malattia tropicale, secondo quanto ipotizza la Procura di Agrigento, sarebbe stata diagnosticata e curata dai medici come influenza stagionale, nonostante Loredana Guida li avesse informati più volte di essere da poco tempo rientrata da un viaggio in Africa, a Lagos, in Nigeria. A Castelli, in particolare, si contesta di non avere sottoposto la paziente ad un’accurata anamnesi e, soprattutto, di non avere eseguito un test rapido per la malaria, pur essendo stato a conoscenza del viaggio in Africa. Brucculeri, invece, a seguito del suo accesso in guardia medica il 19 gennaio, “avrebbe omesso – si legge nel capo d’imputazione – di effettuare ogni ulteriore approfondimento nonchè omesso di indirizzare la paziente verso un’adeguata struttura di emergenza nonostante le condizioni critiche”. La posizione di Francesco Sciortino, medico curante della donna, è stata stralciata per un vizio procedurale. Ebbene, adesso anche Sciortino è stato rinviato a giudizio dal giudice Zammuto. Il pubblico ministero che ha svolto le indagini, Elenia Manno, gli contesta di avere sottovalutato i sintomi della malaria che, secondo il magistrato, sarebbero stati facilmente intuibili in quanto la febbre è insorta a pochi giorni dal viaggio in Africa di cui il medico sarebbe stato a conoscenza perché informato da Loredana Guida. E le avrebbe invece prescritto una terapia per l’influenza. Nel frattempo già lo scorso primo marzo la stessa Elenia Manno, ritenendo non ricorrente alcuna responsabilità, ha proposto al Tribunale l’archiviazione delle indagini a carico di due medici, che operarono sulla paziente in condizioni ormai critiche, e di due paramedici che intervennero il giorno dell’ingresso di Loredana al Pronto soccorso. La difesa della famiglia Guida, rappresentata dall’avvocato Daniela Posante, si è opposta all’archiviazione. Il 15 gennaio del 2020 Loredana Guida, in preda a inappetenza e febbre, ha sospettato di avere contratto la febbre malarica e si è recata al Pronto soccorso, dove il caso sarebbe stato sottovalutato. Lei avrebbe atteso 9 ore, poi ha deciso di rientrare a casa. Cinque giorni dopo, il 20 gennaio, è subentrato il coma. Sono scattati i soccorsi. Un’ambulanza del 118 l’ha trasportata in ospedale. Solo il 21 gennaio, sei giorni dopo il primo accesso al Pronto soccorso, è stata ipotizzata l’infezione da malaria. Ecco dunque il perno dell’indagine, ovvero l’interrogativo: i 6 giorni trascorsi tra il 15 e il 21 gennaio sono stati determinanti, tra la vita e la morte?