Ad Agrigento si sollecitano non solo controlli a carico di soggetti privati ma anche di ciò che è compiuto dal pubblico. I dettagli.
Ad Agrigento ci si accanisce contro il titolare di un locale nel centro storico perché, per sbarcare il lunario e non avendo stipendio mensile fisso e premi di produttività, 14esima e buoni pasto pagati dai cittadini tartassati, ha somministrato cibo e bevande ai tavoli senza autorizzazione. Lui, infatti, è autorizzato solo per vendere cibo e bevande da asporto. Che delinquente. Tanto delinquente che, nonostante lui abbia rimosso tavoli e sedie, gli è stata notificata un’ordinanza di divieto di prosecuzione delle attività di vendita. Adesso è in fase di valutazione se esporre il commerciante al pubblico ludibrio, alla gogna, ovvero, come accadeva nel medioevo, legarlo in piazza, a Porta di Ponte, come bersaglio di frutta e verdura marce lanciate dal popolo festante. Caspita che goduria. E poi ad Agrigento è accaduto che, meritoriamente, un assessore, accompagnato da personale in divisa e della nettezza urbana, ha spulciato tra i sacchi dei rifiuti di altri commercianti del centro cittadino, hanno trovato rifiuti indifferenziati, e li hanno multati. Attenzione, non scherzo, è giusto, più che giusto, applausi, “chapeau” alla francese, tanto di cappello. Anzi bisogna intensificare tali controlli. Però perché ciò che è privato lo si cerca, lo si scopre e lo si sanziona, e di tutto ciò che è pubblico invece non fotte nulla. In via San Vito da tempo sono stati conclusi dei lavori di scavo, e sicuramente non è stato il commerciante della via Atenea. Ebbene: l’assessore, con personale in divisa, percorra la via San Vito, proprio all’inizio, dietro al Genio civile, e si accorgerà del tratto di strada ancora devastato, non ripristinato, non asfaltato. Non è difficile: la via San Vito si dirama da piazza Vittorio Emanuele e sale verso l’ex carcere. Chissà quante e quante volte l’avete percorsa ma (in buona fede, s’intende) non ve ne siete accorti. La via San Vito è nel centro cittadino, come la via Atenea, mica è dove ha perso le scarpe il Signore, a Fondacazzo. E poi, se vi avanza del tempo, da via San Vito proseguite in via Picone dove vi attende un’altra, peggiore, devastazione. Sì, nella zona dell’ex ufficio di collocamento, in fondo, hanno effettuato delle trivellazioni. Forse sono stati scoperti giacimenti di petrolio o di gas. Insomma: la trivella ha concluso la sua opera, è rientrata a casa da parecchio tempo, e nella zona vi sono: tanta terra, macerie, pietre, mattoni spaccati gettati sulla strada ad impedire il transito. E poi tanta terra, macerie, pietre, mattoni spaccati gettati sulla scala verso via Giovanni 23esimo pulita un mese addietro dai residenti esasperati che non fosse pulita e fossero rimosse le sterpaglie sugli scalini. E anche la scala è impraticabile. Poi i segnali stradali “lavori in corso” sono stati buttati “ad organo genitale di cane” (per parlare pulito) a lato della strada, dove si parcheggia, impedendo il posteggio. Poi hanno rotto la coppa dell’olio di un mezzo durante la devastazione, e chiazze d’olio sono ancora ovunque. Ipotesi: se dovete ritornare a trivellare, e quindi tutto è ancora devastato in attesa di altre trivellazioni, quanto meno avreste dovuto, o dovreste, rendere nel frattempo transitabile la carreggiata, la scala, raccogliere i segnali stradali gettati “ad organo genitale di cane”, e pulire le distese di olio. No: è caccia ad un altro tavolino con una sedia e un bicchiere di Amaro Averna. Sì, ho capito: il delinquente e brigante non paga la tassa di occupazione del suolo pubblico. Altri commercianti invece la pagano, e si rompono la sacca scrotale (per parlare pulito) se altri non la pagano. Però come si controlla la pagliuzza perché non si controlla e si sanziona anche la trave?