Carabinieri e Procura antimafia di Palermo hanno approfondito e definito ruoli e compiti di cinque presunti esponenti di spicco del gruppo fiancheggiatore di Messina Denaro sgominato martedì scorso.
Dall’obiettivo dei Carabinieri e dei magistrati della Procura antimafia di Palermo sono adesso a fuoco, definiti, 5 dei 35 arrestati dai Carabinieri martedì scorso nell’ambito dell’inchiesta intitolata “Hesperia”, ruotante intorno al superlatitante Matteo Messina Denaro e ai suoi fiancheggiatori. Si tratta di cinque presunti esponenti di spicco della consorteria mafiosa stretta alla primula rossa di Castelvetrano.
Il primo è Francesco Luppino, arrestato nel 2013 nell’ambito dell’inchiesta “Eden” e poi scarcerato, indicato come uno dei fedelissimi di Matteo Messina Denaro. A testimoniare ciò vi sono delle intercettazioni fra altri boss e gregari di Cosa Nostra che riconoscono a Luppino un determinato ruolo: “Numero uno della provincia di Trapani”, oppure altra frase registrata: “Per ora il perno principale è lui”. Dopo lo sconto pena avrebbe ricominciato ad occuparsi del mandamento di Campobello di Mazara, tessendo rapporti anche con Cosa Nostra palermitana, agrigentina e catanese.
Poi di Piero Di Natale si legge nel capo d’imputazione: “E’ soggetto profondamente inserito nella struttura organizzativa del sodalizio di tipo mafioso, alla cui fisiologica operatività ha stabilmente recato un vario e qualificato apporto. Di Natale è il braccio destro di Franco Luppino, e infatti il suo apporto consiste nell’assicurare a Luppino la rinnovata operatività mafiosa dopo la carcerazione. Piero Di Natale ha reso possibili i contatti e gli incontri tra due esponenti storici della mafia di Campobello di Mazara, ovvero tra Franco Luppino e Vincenzo Spezia, facilitando, in particolare, la riorganizzazione della ‘squadra’. Ed è un ruolo che gli riconosce lo stesso Luppino che così si rivolge a Piero Di Natale: “Io ti voglio bene come un figlio e quello che hai fatto per me non si può descrivere, ti ringrazio e te ne sarò sempre grato…”. E poi, altra frase di Luppino registrata: “Quando viene Piero è la mia stessa persona”.
Vincenzo Spezia – scrivono ancora i magistrati – “appartiene ad una famiglia di antico lignaggio mafioso. Alle sue spalle due condanne per il suo ruolo nell’ambito del clan di Campobello di Mazara. Vincenzo Spezia ha rassegnato piena ed incondizionata disponibilità a Piero Di Natale, il quale gli ha prospettato l’esigenza di organizzare qualche squadra. Spezia è dunque il numero tre dopo Luppino e Di Natale. Si è occupato anche di questioni organizzative, come la programmazione di ritorsioni contro i responsabili di furti non autorizzati, e per alimentare la cassa della famiglia mafiosa.
Francesco Giuseppe Raia è parte della famiglia mafiosa di Marsala, di cui ha assunto la reggenza dopo l’arresto, nel maggio 2017, di Vito Vincenzo Rallo. I Carabinieri hanno accertato rapporti tra Raia e Franco Luppino tramite Piero Di Natale. E nell’ordinanza cautelare si legge: “Per le sue interlocuzioni con l’articolazione marsalese di Cosa Nostra, un soggetto dello spessore di Franco Luppino non può che avere individuato colui il quale aveva assunto un ruolo direttivo in seno a Cosa Nostra marsalese, tale essendo Franco Raia. A supporto della caratura di Raia anche i rapporti intrattenuti con Dario Messina, già capo del mandamento mafioso di Mazara del Vallo”.
Antonino Ernesto Raia, conosciuto come Nino, è il fratello di Franco, reggente della famiglia mafiosa di Marsala, e figlio di Asparino Raia, condannato all’ergastolo per più omicidi. Lui si sarebbe occupato del controllo delle aste giudiziarie immobiliari, un settore in cui si sarebbe specializzato reperendo le informazioni relative ai procedimenti giudiziari con custodi e curatori. E con i proventi ricavati dal condizionamento delle aste giudiziarie, Nino Raia avrebbe anche assicurato sostegno economico al detenuto Vito Vincenzo Rallo, ex capo della famiglia mafiosa di Marsala.