Nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura di Termini Imerese e sostenuta dai Carabinieri vi sono 20 indagati, di, a vario titolo, truffa aggravata, falsità materiale, falsità ideologica, ed esercizio abusivo della professione di medico. Si tratterebbe di un vero e proprio commercio di attestati falsi, a beneficio di imprenditori, clienti e lavoratori, per dimostrare agli enti di vigilanza che le loro imprese sarebbero state inappuntabili sotto il profilo della sicurezza e della formazione nei luoghi di lavoro. Agli atti dell’inchiesta, che ha interessato in particolare Misilmeri e Ciminna, vi sono diverse centinaia di documenti contraffatti, 700 circa, sequestrati nella sede legale di una delle società coinvolte. Centinaia di lavoratori e datori di lavoro avrebbero svolto le loro mansioni sulla base di attestati falsi ottenuti in relazione a corsi mai frequentati, o frequentati in misura parziale o in maniera difforme in relazione a quanto previsto dalle specifiche norme. Sarebbe bastato versare al professionista compiacente, amministratore o presidente di un fantomatico ente non iscritto nell’apposito albo della Regione siciliana, la cifra prevista dal tariffario proposto ottenendo, in brevissimo tempo, un attestato apparentemente regolare. In diversi casi è stata accertata la sostituzione dei docenti abilitati, firmatari degli attestati, con altri non abilitati alla relativa formazione professionale. Il giro d’affari sarebbe stato di svariate centinaia di migliaia di euro.