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Le Regionali il 20 novembre

Dal tavolo nazionale del centrodestra emerso il no alle dimissioni anticipate di Musumeci e alle elezioni Regionali accorpate alle Nazionali il 25 settembre. I dettagli.

A meno di imprevisti, ritenuti però del tutto improbabili, Nello Musumeci non si dimetterà entro l’ultima data utile, ovvero martedì 9 agosto. Le elezioni Regionali non saranno accorpate alle Nazionali lo stesso giorno, il 25 settembre. E il voto per il rinnovo del Parlamento siciliano e l’elezione del presidente della Regione sarà in calendario il 20 novembre. Su ciò sono d’accordo i vertici nazionali del centrodestra, che si sono appena riuniti per affrontare in primis le questioni attinenti alle Politiche e poi dibattere sulle Regionali e, in particolare, sulla Sicilia, la prima alle urne. Giorgia Meloni avrebbe invitato Musumeci a soprassedere, sia perché il tempo a disposizione per allestire la macchina elettorale in Sicilia è troppo poco, sia perché sarebbe sbagliato, in tale fase di crisi di governo e di formazione delle alleanze, alimentare tensioni tra le forze politiche a lavoro. Inoltre, l’invito della Meloni a Musumeci a rinunciare alle dimissioni sarebbe frutto anche di un ragionamento politico e di strategia: Fratelli d’Italia, secondo gli ultimi sondaggi, è al 25%. Lega al 12% e Forza Italia al 7% non superano, insieme, il consenso che riscuoterebbe la Meloni. E dunque è utile attendere l’esito delle Nazionali del 25 settembre, che consacrerebbero Fratelli d’Italia primo partito del centrodestra, e primo in Italia, per aumentare il potere contrattuale dello stesso partito, e, di conseguenza, spianare definitivamente la strada alla ricandidatura di Musumeci. L’unica ipotesi di dimissioni subito e voto anticipato in Sicilia sarebbe una improvvisa e generale convergenza di tutti sulla candidatura di Musumeci. Se a Palermo i partiti dovessero trovare un accordo e ricandidare il presidente uscente, allora anche Giorgia Meloni concorderebbe sull’election day ipotizzato dallo staff del governatore. Ed ancora a riprova di quanto sia già determinante il peso di Fratelli d’Italia al tavolo del centrodestra vi è l’ok alla conferma del metodo del 2018 per la scelta del premier, sostenuto con forza da Giorgia Meloni, ovvero il presidente del Consiglio, dopo il voto, lo indica il partito che incasserà più voti. Ecco perché ciascun partito correrà da solo, con una propria lista e simbolo, e i 221 collegi uninominali saranno così distribuiti: 98 seggi a Fratelli d’Italia, 70 alla Lega, 42 a Forza Italia compresa l’Udc, e 11 a Noi con l’Italia e Coraggio Italia. I candidati saranno selezionati in base al consenso attribuito ai partiti.

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