Commenti e riflessioni a freddo dopo la sentenza sul “depistaggio Borsellino”. Luciano Traina, fratello di una delle vittime: “Tra qualche anno beatificheranno Arnaldo La Barbera”.
A freddo, in attesa del deposito delle motivazioni, si commenta la sentenza appena emessa dalla sezione del Tribunale di Caltanissetta, presieduta da Francesco D’Arrigo, che, ad aggravamento del reato di calunnia contestato, non ha riconosciuto il favoreggiamento alla mafia, e che ha di conseguenza dichiarato prescritto il reato di calunnia aggravata a carico di Mario Bo e Fabrizio Mattei, assolvendo nel merito Michele Ribaudo, ovvero i tre poliziotti imputati del “depistaggio Borsellino”. Antonio Vullo, l’unico poliziotto di scorta sopravvissuto alla strage in via D’Amelio, che il 19 luglio non parteciperà a Palermo alle celebrazioni così come i figli di Paolo Borsellino, si rammarica: “Sono amareggiato. Da noi accadono gli eventi, ci sono situazioni comprovate, ma poi alla fine non paga mai nessuno. Ci aspettavamo un simile esito. Nell’aria si intravedeva qualcosa del genere. Ho perso un po’ di fiducia e non mi ritrovo più in certi ambienti”. Vullo viaggiò nell’automobile davanti all’automobile di Borsellino, e si salvò perchè al momento dell’esplosione fu all’interno dell’auto e non in strada come Borsellino e i colleghi. E poi, ancora, Salvatore Borsellino, fratello del giudice, a fronte della sentenza riflette: “Non è la prima volta che in corrispondenza dell’anniversario della strage di via D’Amelio arrivano colpi di questo tipo. E’ un colpo durissimo per noi che ancora, a 30 anni di distanza dalla strage, cerchiamo verità e giustizia ancora molto lontane. Quando nei processi sono imputati funzionari dello Stato la fine è sempre la stessa: o il fatto non costituisce reato, come è accaduto nel processo d’appello sulla ‘Trattativa’, oppure si arriva alla prescrizione. Ma è un esito che in qualche modo mi aspettavo”. E poi, Luciano Traina, fratello di Claudio Traina, uno dei cinque poliziotti uccisi in via D’Amelio, afferma: “Dopo 30 anni c’è ben poco da dire. Provo solo sdegno. Tra qualche anno beatificheranno Arnaldo La Barbera. Lo Stato non c’è. La trattativa continua, c’è un depistaggio che ci fa molto male: a noi familiari delle vittime, a quelli del dottor Borsellino e penso a tutte le persone oneste. Ho una profonda rabbia. Sono molto molto deluso. Sono 30 anni buttati. Scarantino? Un ladro di polli, lo conoscevamo tutti. Di cosa parliamo?”. E l’avvocato Fabio Trizzino, marito di Lucia Borsellino e legale della famiglia parte civile, conclude: “La sentenza interpella, a mio giudizio, la collettività e l’opinione pubblica. Io mi rendo conto che questo è un Paese anestetizzato che dedica più spazio alla separazione di Francesco Totti piuttosto che al depistaggio di via D’Amelio, però la collettività deve essere informata e deve cominciare a pretendere comportamenti diversi e soprattutto la verità. Non ci sarà alcuna verità processuale, ma una verità storica che non ha più i vincoli e i condizionamenti delle regole del processo, che vanno sempre rispettate. La verità storica si pone al di fuori di ogni altro condizionamento”.