Legalità e trasparenza: l’appello di Maria Falcone in occasione delle elezioni Amministrative a Palermo. Gli interventi a riscontro di Lagalla, Miceli e Barbera.
Dopo Luigi Patronaggio, ex Procuratore di Agrigento e Procuratore generale a Cagliari, poi Alfredo Morvillo, fratello di Francesca e cognato di Giovanni Falcone, poi il Centro Pio La Torre, adesso è Maria Falcone, sorella del giudice vittima della strage di Capaci e presidente della Fondazione Giovanni Falcone, a lanciare un accorato appello contro il rischio di infiltrazioni mafiose alle elezioni Amministrative. Lei è intervenuta così: “E’ inaccettabile che in una città che per anni è stata teatro della guerra che la mafia ha dichiarato allo Stato, e che ha contato centinaia di morti, sia ancora necessario ribadire che chi si candida a ricoprire una carica importante come quella di sindaco e qualsiasi altra carica elettiva debba esplicitamente prendere le distanze da personaggi condannati per collusioni mafiose, e di dire parole chiare contro i mafiosi e chi li ha aiutati, di ripudiarne appoggi e sostegno. In tema di mafia i grigi non sono ammessi”. Le repliche, Roberto Lagalla, candidato a sindaco del centrodestra: “Comprendo e apprezzo lo spirito che anima la dichiarazione della professoressa Maria Falcone. Sono immune da qualsivoglia ingerenza o influenza estranea alla legalità. Con me i mafiosi e i loro complici rimarranno fuori dal governo della città. Difenderò sempre il percorso etico e morale di redenzione e riscatto che Palermo ha attraversato negli ultimi 30 anni. Ma più che le parole e le abiure, vale la mia storia personale e il progetto per il futuro di Palermo. L’impegno antimafia è un presupposto non eludibile, e non è qualcosa in più da dover rivendicare, sfoggiandolo alla bisogna o a richiesta. Il sistema politico prodotto dal professionismo dell’antimafia, come quello del governo Crocetta, è attualmente alla sbarra. Ci ispiriamo alle parole pronunciate da Fiammetta Borsellino, quando ha avuto modo di affermare che ‘l’antimafia non può non essere disinteressata, non può mirare al potere e non può diventare essa stessa potere’. Sfidiamoci su questi contenuti, allora, per spiegare ai cittadini chi tra noi candidati ha la ricetta migliore. Io sono pronto”. E poi, Franco Miceli, candidato sindaco del centrosinistra: “Io rifiuto il voto e gli appoggi di chi ha o ha avuto a che fare con la mafia. Su questo non possono esserci zone grigie: o si è contro o si è complici. Chi sottovaluta o minimizza insofferente questa questione lo fa o perché impreparato o perché non vuole rinunciare a qualche manciata di voti”. E poi Rita Barbera, ex direttrice del carcere Ucciardone e candidata a sindaco: “Il mio percorso e il mio passato dimostrano la distanza non solo dalla mafia ma anche da ogni forma di corruzione e clientelismo. Questo vale non solo per la mia figura di candidata a sindaca ma anche per tutti i candidati delle mie due liste civiche, che non contengono né indagati né ‘chiacchierati’, e che hanno visto nella mia candidatura la trasparenza, l’onestà e la determinazione necessaria per potere amministrare Palermo con la garanzia che nessuno ‘verrà a presentare il conto’ di favori, intercessioni e connivenze. Mi auguro che tutti i cittadini abbiano finalmente compreso che è questa l’unica strada che porta Palermo a porre le basi per fare parte, a pieno titolo, di un contesto internazionale”.