Nino Di Matteo: “La strage di Capaci non è stata solo la vendetta della mafia contro il nemico storico numero uno. Anche altre le finalità”. I dettagli.
Secondo la narrazione più ricorrente e consolidata nel tempo, sulla strage di via D’Amelio contro il giudice Paolo Borsellino si sarebbero concentrati diversi interessi di varia natura. E ciò avrebbe indotto e alimentato il depistaggio delle indagini, attualmente sotto processo a Caltanissetta. Invece, la strage di Capaci contro Giovanni Falcone è stata sempre “relegata” (tra virgolette) ad una vendetta della mafia contro il nemico storico numero 1. Ebbene, alla vigilia dei 30 anni dall’esplosione del tritolo che sventrò l’autostrada dall’aeroporto verso Palermo, Nino Di Matteo, magistrato e consigliere togato del Csm, si è dissociato da tale narrazione avanzando la tesi opposta, ovvero che a Capaci non abbia lavorato solo la mafia. E ha affermato: “Perché Riina aveva deciso di uccidere Giovanni Falcone a Palermo, quando poteva essere ucciso in maniera molto più facile a Roma, dove camminava spesso anche senza scorta, e dove si erano recati alcuni uomini di Cosa Nostra tra cui Matteo Messina Denaro per poterlo assassinare? Perché Riina ordina a quel commando di tornare indietro? E perché viene scelta una modalità operativa molto più difficile? La strage di Capaci è la prima e l’unica strage attuata mediante un attentato ad un convoglio di macchine blindate in movimento: un’operazione difficilissima da realizzare. E anche questo ci fa pensare che gli uomini di Cosa Nostra siano stati in qualche modo coadiuvati anche in quella fase da esperti del settore”. E poi Di Matteo ha aggiunto: “Le finalità sono anche altre e ben più consistenti: una preventiva, perché Falcone aveva di fatto, con il ministro Martelli, assunto al ministero della Giustizia un ruolo politico importante e centrale alla lotta alla mafia. Aveva portato in politica la lotta alla mafia. L’altra finalità è terroristica – mafiosa. Infatti si tratta della prima di sette stragi e il primo anello di una catena di delitti che hanno una matrice terroristica, il cui scopo di fondo è stato quello di rinegoziare da parte di Cosa Nostra i rapporti con lo Stato, con le istituzioni, con la politica. Questa è la finalità di fondo che caratterizza queste sette stragi su cui non si è ancora fatta piena luce”. A tal proposito Nino Di Matteo ha concluso: “La politica attraverso le azioni degli ultimi governi non sempre ha dato la sensazione di voler vincere la guerra contro la mafia, ma casomai di voler contenere il fenomeno mafioso, di volerlo affrontare sotto il punto di vista della repressione della ordinaria criminalità mafiosa. Ma non sotto il profilo di voler recidere per sempre ogni legame della mafia con il potere”.