Il centrodestra ha concordato le modalità di formazione dell’eventuale giunta comunale presieduta da Roberto Lagalla. Dettagli e interventi.
L’accordo unitario della coalizione del centrodestra sulla candidatura a sindaco di Palermo di Roberto Lagalla si trasferisce adesso, più nel dettaglio, nella composizione dell’eventuale giunta comunale capitanata dall’ex assessore regionale. Sette assessori saranno designati subito, e gli altri quattro dopo il voto. Tuttavia l’assetto dell’amministrazione non sarà da ritenersi blindato perché la formazione finale della squadra sarà condizionata dai risultati che otterranno i singoli partiti alle elezioni Amministrative del 12 giugno. Così è emerso nel corso di un’apposita riunione a Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea Regionale. In occasione della prima fase, antecedente alle urne, le forze politiche designeranno ciascuna un assessore. Quindi Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega-Prima l’Italia, Udc, Noi con l’Italia, Autonomisti-Alleanza per Palermo e Democrazia Cristiana Nuova: e sono sette. Le altre liste, di carattere civico, potranno ottenere posti in giunta solo se supereranno la soglia del 3,5% dei consensi concordata dalla coalizione. Poi, conquistando più voti, si potranno avere più assessori. Anche il ruolo di vice sindaco sarà assegnato alla lista che otterrà il risultato migliore nella consultazione popolare. Durante il vertice, al quale hanno partecipato tutti i partiti e anche il leader di Forza Italia, Gianfranco Miccichè, Lagalla ha consegnato agli alleati il programma amministrativo, al momento 43 pagine, invitandoli a presentare eventuali integrazioni. E a margine dell’incontro, Roberto Lagalla ha replicato alle insistenti polemiche ruotanti intorno alla scelta di affiancare a suo sostegno la lista di Totò Cuffaro. E ha ribadito: “Di questa storia non ne posso più. La stanno montando e strumentalizzando poiché evidentemente c’è pochezza di altri argomenti contro di me. Non intendo rispondere alle provocazioni finché resteranno tali. Posso ben dimostrare nel mio curriculum, nella mia vita e nella storia personale di non avere mai avuto niente a che fare con la mafia. Il mio rapporto con Cuffaro è antico, ne sono stato assessore, e abbiamo chiuso un piano di rientro sanitario che nessun altro aveva mai chiuso prima. Non trovo nessun articolo di legge o della Costituzione che mi dica che io debba respingere la lista di Totò Cuffaro, fatta tutta di candidati che ovviamente hanno le carte in regola. E ciò solo perché Cuffaro ha avuto dei problemi personali e giudiziari, e oggi è non un mio interlocutore ma capo di una forza politica che è all’interno di una coalizione che ha trovato in me la sintesi”.