Il Movimento Unito dei dipendenti del 118 Sicilia, torna a scrivere al Presidente della Regione, Nello Musumeci. “Siamo quelli che sono stati accusati di accendere le sirene la notte del 5 gennaio scorso – si legge in una nota stampa – presso l’area di emergenza del pronto soccorso Covid del Cervello perché, a detta dei suoi uomini, protestavamo contro il Covid, noi protestavamo contro il sistema che non ha retto una emergenza che tutti sapevano, dati epidemiologici alla mano. Bene, a distanza di oltre sette giorni poco è cambiato in quanto le ambulanze del “118” rimangono bloccate nelle aree di emergenza per tanto tempo, a nostro parere troppo. Ci sono ancor oggi, a detta degli operatori della C.O. 118, chiamate in coda per più’ di 45 minuti a fronte degli 8 minuti dove, per legge, l’ambulanza del 118 dovrebbe essere sul posto. Il Pronto soccorso del Cervello continua ad essere Saturo dirottando le ambulanze a Partinico che, non solo ha un percorso unico quindi in modo solerte lavora nel silenzio, ma non chiude a differenza di Villa Sofia o dell’Ingrassia che per un positivo chiudono ore. I suoi uomini dicono che tutto va secondo i piani ma le Tensostrutture a Partinico e in altri posti, a distanza di sette giorni, non sono partite e quella del Cervello è strapiena, parliamo della stessa provincia? La medicina del territorio, le USCA e i MMG non collaborano né con il “118”, né con le aree di Emergenza della Provincia Palermo, lo diciamo da mesi, eppure, il Commissario per l’emergenza Covid di Catania, con molta umiltà ha rilasciato interviste dove mette in luce le criticità che noi abbiamo evidenziato, a lui va il nostro plauso. Noi vogliamo sapere cosa intende fare la Regione per risolvere tutte le criticità che denunciamo da tempo. Caro Presidente se anche stavolta non arriva nessuna risposta e non pensi che un pullman e un pallone gonfiabile (allestiti per l’emergenza davanti al PS Cervello), siano le risposte che i siciliani vogliono sentire, ci rivolgeremo ad altri organi perché dopo 24 mesi siamo stanchi, noi il Covid lo vediamo e lo combattiamo, non vogliamo andare in televisione”.