La Divisione investigativa antimafia italiana e la polizia spagnola hanno arrestato nei pressi di Madrid il latitante di Campobello di Licata, Gioacchino Gammino, già scovato una prima volta a Barcellona.
Gioacchino Gammino, 61 anni, di Campobello di Licata, non è più nell’elenco del ministero dell’Interno dei latitanti più pericolosi. Lui è stato arrestato a Galapagar, quasi 26mila abitanti, nei pressi di Madrid, in Spagna. Lo hanno scovato, dopo due anni di indagini e ricerche, la Direzione investigativa antimafia italiana e la polizia spagnola. E nella “situation room”, ovvero la stanza cabina di regia che segue l’operazione, come al tempo di Obama quando fu catturato Bin Laden, si sono seduti il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, e il suo aggiunto, Paolo Guido. Gioacchino Gammino è pregiudicato per associazione mafiosa, omicidio, traffico di droga, ed è stato affiliato alla famiglia “Ingaglio”, di Campobello di Licata, clan stiddaro che a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 si alleò con la stidda nissena, nell’ambito della sanguinosa faida tra Cosa Nostra e gli stiddari, ovvero i “posati” da Cosa Nostra o gli emergenti e rampanti contro i capi-bastone di Cosa Nostra e il loro monopolio criminale. Gammino, nipote del capomafia di Campobello, Diego Ingaglio, ucciso nel 1991 a Naro, fu arrestato per la prima volta nel 1984, indagato per droga da Giovanni Falcone. Nell’aprile del 2001 è stato condannato in primo grado all’ergastolo perchè imputato di essere stato parte del commando che assassinò il 29 agosto del 1989, a Campobello di Licata, Giovanni Smiraglia, ucciso per errore dai killer. Infatti, la vittima designata sarebbe stata il fratello Giuseppe, ritenuto un referente della famiglia avversaria capeggiata all’epoca dal padre del boss Giuseppe Falsone, Alfonso Falsone, poi restituito anche lui al Creatore dagli stiddari. Da Campobello di Licata, Gioacchino Gammino si trasferì in provincia di Milano. E nel 1989 rientrò a Campobello su ordine dello zio per commettere l’omicidio Smiraglia. Nel 1995 fu inseguito da un mandato di cattura per tale delitto. Lui scappò. Nel marzo 1998, da latitante, fu ammanettato a Barcellona, ancora in Spagna. La polizia iberica lo estradò in Italia l’11 febbraio del 1999, e fu detenuto, per scontare l’ergastolo, prima all’Ucciardone a Palermo, e poi nel carcere di Rebibbia, a Roma, da dove evase il 26 giugno del 2002, approfittando della confusione durante la registrazione di alcune scene di un film con Vittoria Belvedere, confondendosi tra il flusso dei parenti in visita ai detenuti, dopo avere incontrato la sorella Giovanna Maria Pia e la madre Angela Ingaglio, che poi subirono un’indagine per procurata evasione. Contro di lui fu spiccato un mandato di arresto europeo il 29 maggio del 2014 dalla Procura della Repubblica di Agrigento.