Vittime e danni. La Procura di Agrigento indaga per disastro e omicidio colposo a seguito della devastante esplosione a Ravanusa. Sequestrata un’area di 10mila metri quadri.
A Ravanusa, tra le vie Trilussa e Galilei, quattro palazzine sono distrutte, crollate. Altre due danneggiate. L’esplosione, il boato, intorno alle ore 20:30 di sabato, è stato udito anche fuori dal paese. L’onda d’urto ha raggiunto i 100 metri di estensione. La causa della deflagrazione è stata una fuga di gas, dalla tubatura del metanodotto, sotto il quartiere. Il comandante provinciale dei Vigili del fuoco di Agrigento, Giuseppe Merendino, ipotizza: “Tra le cause della rottura del tubo potrebbe esserci il maltempo o uno smottamento del terreno. Il gas ha probabilmente trovato una cavità in cui accumularsi. Questa sacca di gas risalendo avrà trovato poi un innesco accidentale: un’automobile, l’ascensore, un elettrodomestico. Ci saranno delle indagini anche nei prossimi giorni. E’ sicuramente un fatto eccezionale, con un grosso quantitativo di gas disperso. Nei giorni precedenti non ci sono state segnalazioni su fughe di gas”. Un responsabile della Protezione civile commenta: “C’è stato un grosso accumulo di gas, anche se l’Italgas sostiene che solo pochi giorni fa sono stati fatti controlli e non è stata accertata alcuna perdita. L’impianto della zona ha almeno dieci anni e l’area è soggetta a frane e smottamenti. Non è ancora possibile risalire alle cause che hanno innescato l’esplosione”. La Procura della Repubblica di Agrigento ha avviato un’inchiesta per disastro colposo e omicidio colposo. Il procuratore Luigi Patronaggio: “Faremo una mappatura attenta dei luoghi: partiamo da una fuga di metano ma non escludiamo alcuna pista. Abbiamo già nominato un consulente tecnico. Magistrati e investigatori faranno altri sopralluoghi con i vigili del fuoco. Al momento c’è sotto sequestro un’area di 10mila metri quadrati, interessata dall’esplosione”. La zona teatro di quanto accaduto è ad elevato rischio di dissesto idrogeologico, e da anni è interessata da un evidente movimento franoso visibile anche dalle fenditure lungo strade e abitazioni. A fronte di ciò maltempo e smottamenti del terreno sarebbero tra le cause ipotizzate del danneggiamento dei tubi. La presenza di gas nell’area sarebbe stata avvertita nei giorni scorsi, come hanno dichiarato alcuni residenti. Al momento, però, come verificato dagli investigatori, non risulta che lo abbiano segnalato. Italgas replica: “Non abbiamo ricevuto alcuna segnalazione. La rete del gas risale al 1984. Abbiamo effettuato la manutenzione nel 2020 e 5 giorni prima della strage. Non è emersa alcuna criticità. I Carabinieri hanno acquisito la relativa documentazione. Sono tubi in acciaio di 100 millimetri, a bassa esercitazione”. E’ uno scenario di guerra: macerie, vetri rotti, detriti e un acre odore di bruciato ovunque. Sul posto lavorano almeno 250 uomini, tra Vigili del fuoco, Protezione Civile, forze dell’ordine, tanti volontari delle associazioni di soccorso, anche private, e i cani molecolari, preziosi. I Vigili del fuoco scavano con le mani, o leggermente scalfendo in superficie con le ruspe, per non investire eventuali sopravvissuti sotto le macerie. Sono circa 100 le persone sgomberate a seguito dei danni provocati dall’esplosione del metanodotto. Il Comune ha preparato luoghi temporanei per l’ospitalità, ma in ampia parte gli sfollati hanno ricevuto accoglienza da parenti e amici. Il sindaco Carmelo D’Angelo: “Ho ricevuto la telefonata del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che mi ha manifestato la vicinanza alla comunità di Ravanusa e ha espresso il suo cordoglio”. Il presidente della Regione, Nello Musumeci: “Questa sciagura colpisce tutta la comunità siciliana. In casi come questi servono il silenzio e la preghiera. Ci sarà tempo per fare analisi e considerazioni”.
Nella palazzina crollata un’intera famiglia è stata travolta dall’esplosione. Al primo piano Rosa Carmina. Al secondo piano la cognata: Giuseppina Montana. Al terzo piano in quattro: Angelo Carmina, Maria Crescenza Zagarrio, il figlio Giuseppe Carmina, e la nuora Selene Pagliarello. Al quarto piano Calogero Carmina, la moglie Calogera Gioachina Minacori, e Giuseppe Carmina. All’interno dell’altra palazzina crollata Pietro Carmina e la moglie Carmela Scibetta. Selene Pagliarello, giovane infermiera in servizio al Pronto soccorso dell’ospedale di Agrigento, al nono mese di gravidanza, è giunta alla palazzina dove abitano i suoceri, Angelo Carmina, 72 anni, e Maria Crescenza “Enza” Zagarrio, 69 anni, insieme con il marito, Giuseppe Carmina, operaio. Si sono sposati lo scorso 10 aprile. Lei mercoledì prossimo avrebbe partorito. Sono due i sopravvissuti accertati: un’anziana di 80 anni, Rosa Carmina, trasportata all’ospedale di Licata con fratture, e la cognata, Giuseppina Montana, che i soccorritori sono riusciti a rintracciare dallo squillo del cellulare e che è stata soccorsa ad Agrigento, al “San Giovanni di Dio”. Le vittime recuperate sono :
Pietro Carmina, 68 anni, docente di storia e filosofia all’istituto “Foscolo” a Canicattì.
Calogera Gioachina Minacori, 59 anni.
Selene Pagliarello, 30 anni.
Giuseppe Carmina, 31 anni.
Angelo Carmina, 72 anni.
Maria Crescenza “Enza” Zagarrio, 69 anni.
Carmela Scibetta, 60 anni, assistente sociale al Comune.
Giuseppe Carmina, 31 anni.
Calogero Carmina, 70 anni.