In Sicilia emerge una condizione raccapricciante nell’ambito di scarichi fognari e depuratori, tra multe, inquinamento e divieti di balneazione. L’intervento di Legambiente.
Lo stato attuale è disastroso. Le fogne e i depuratori in Sicilia sono in ritardo di 30 anni. Su 66 opere in appalto, solo 4 sono state concluse. E 8 Comuni su 10 sono stati multati dall’Unione Europea per scarichi fognari inesistenti o non a norma. E poi, ancora, 4 cittadini siciliani su 10 non beneficiano di un depuratore. E dei 457 impianti di depurazione esistenti, il 16 per cento sono spenti, il 20 per cento non sono autorizzati, e gli altri, e sono tanti, depurano solo una parte degli scarichi. Ad esempio, Catania ha solo il 20 per cento di cittadini serviti da una fognatura. E a Palermo, la capitale italiana della Cultura 2018, i cittadini “depurati” (tra virgolette) sono il 50 per cento. Ecco perché, ancora ad esempio, la stagione balneare nel mare di Mondello è iniziata con un’ordinanza di divieto di balneazione per l’elevato tasso di colibatteri fecali nella zona di Capo Gallo e dello stabilimento “La Torre”. E l’estate è terminata il 20 agosto con un altro divieto di balneazione imposto per gli stessi motivi nel tratto di mare tra piazza Valdesi e la zona dei circoli velici. Più in generale, secondo gli ultimi dati di cui è in possesso Legambiente, i divieti di balneazione interessano il 21 per cento delle spiagge siciliane. Infatti, in occasione dell’annuale transito in mare, la “Goletta Verde” di Legambiente, adesso, nell’estate 2021, ha bocciato la balneabilità delle acque di Sicilia come mai negli anni precedenti. Ancora infatti: secondo le analisi della barca di Legambiente, effettuate dal 6 all’8 luglio, su 24 punti campionati 6 sono molto inquinati, e 3 inquinati. Da tutti i 9 campioni sono emersi parametri di inquinamento oltre i limiti di legge, soprattutto per la presenza di batteri di origine fecale come enterococchi intestinali ed escherichia coli. “E ciò – spiega Legambiente in un apposito report – è una caratteristica specifica di inquinamento provocato da scarsa o assente depurazione”. E la direttrice regionale di Legambiente, Claudia Casa, più nel dettaglio aggiunge: “Preoccupa soprattutto lo stato di abbandono di alcuni tratti, e sono gli stessi punti che risultano inquinati da più di 10 anni. Ci sono ben 5 foci di fiumi oltre i limiti di legge, e altre 4 spiagge dove l’acqua risulta inquinata. Ad esempio la foce dell’Alcantara, nei pressi di Giardini Naxos, dal 2010 è sempre risultata inquinata. E così è dal 2011 la foce del Gattano a Gela, e dal 2013 il tratto di mare dove sfociano reflui fognari ad Aci Trezza” – conclude. Sulle coste siciliane trasformate in un’enorme fogna a cielo aperto indagano da almeno sei anni molte Procure della Repubblica dell’isola, e da due anni del caso siciliano, che è divenuto “europeo”, si occupa anche la Commissione parlamentare “Eco-mafie”, che tra gli altri ha appena ascoltato il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, che si è rivelato parecchio eloquente, e ha dichiarato: “Tutti gli impianti di depurazione esistenti nel territorio siciliano sono assolutamente inadeguati. A iniziare dall’impianto della città di Catania fino al depuratore di Pantano d’Arci, che se funzionasse dovrebbe interessare un bacino d’utenza di 540mila utenti ma che adesso serve solo 70 residenti”.