E’ stato battezzato il “modello Palermo”, un’alleanza molto civica e politica, e poco partitica, su cui ha costruito il successo elettorale e la riconferma il sindaco Leoluca Orlando. E adesso, in prossimità delle elezioni Regionali del 5 novembre, lo stesso “modello Palermo” lo si vorrebbe esportare, sia nel centrosinistra che nel centrodestra. E i due cavalieri che cavalcherebbero il “modello Palermo” per conquistare Palazzo d’Orleans sono, anzi sarebbero, Nello Musumeci e Piero Grasso. Nel centrodestra, Nello Musumeci ha convocato la stampa in occasione di una conferenza intitolata “Dalle amministrative alle regionali, il tempo del civismo politico”. E’ un esplicito riferimento al progetto elettorale e alla vittoria di Orlando, il candidato dei palermitani, fuori dai partiti. E anche Musumeci, altrettanto fuori dai partiti, con il suo movimento “Diventerà Bellissima”, sarebbe il candidato dei siciliani su cui sarebbero pronti a scommettere i Salvini di Sicilia, i Fratelli d’Italia e quindi tutto ciò che è riscaldato dalla fiamma tricolore, tra ex Finiani ed Alleanza nazionale. Il coordinatore regionale di Forza Italia, Gianfranco Miccichè, avrebbe invitato ancora una volta Musumeci a sedersi attorno allo stesso tavolo per concertare, concordare e marciare, insieme. Musumeci avrebbe risposto no, perché già scottato dal dietrofront di Forza Italia sulle primarie di coalizione. E il catanese, a fronte dell’accusa di fuga in avanti, risponde e ripete: “Non ho imposto la mia candidatura, l’ ho semmai proposta alle primarie”. Nel frattempo, in casa centrosinistra, Matteo Orfini e Fausto Raciti mantengono al vento la bandiera della candidatura di Piero Grasso, e anche loro hanno espressamente riconosciuto il merito politico del “modello Palermo”, prospettando che bisogna esportarlo anche alle Regionali intorno alla candidatura del presidente del Senato. Affinchè ciò sia possibile, Piero Grasso dovrebbe dimettersi 7 mesi prima dalla fine della legislatura, e quindi al più presto ogni riserva sarà sciolta. Grasso e il suo staff sono impegnati a sondare gli umori dei siciliani verso la candidatura alla Presidenza della Regione. E se ciò dovesse naufragare, il Partito Democratico non avrebbe altra scelta che affidarsi alle primarie, invocate da tempo da Faraone e da Cracolici, e che dovrebbero svolgersi entro la fine di luglio.