Il 3 ottobre del 2013 il naufragio innanzi alle coste di Lampedusa ha provocato la morte di 368 migranti eritrei. Adesso sono definitive le condanne, firmate dai giudici della Cassazione, a 1 anno e 8 mesi di reclusione ciascuno a carico di altrettanti imputati. Si tratta dell’equipaggio del motopesca di Mazara del Vallo “Aristeus”, che avrebbe ignorato la richiesta di soccorso: Matteo Gancitano, 74 anni, di Mazara del Vallo, comandante del motopesca, e i componenti dell’equipaggio: Alfonso Di Natale e Vittorio Cusumano, entrambi di Mazara, Ndong Bassirou, tunisino, e Asfoun Yahya, senegalese. L’imbarcazione dei migranti è stata prossima ad affondare, e l’equipaggio del peschereccio proseguì senza soccorrere i profughi e nemmeno lanciò l’allarme alle autorità marittime. L’inchiesta fu avviata a seguito delle denunce dei sopravvissuti, compreso lo scafista condannato a 18 anni di carcere, che hanno raccontato di avere lanciato segnali di allarme al peschereccio, ma inutilmente. I pescatori hanno sempre sostenuto di non avere compreso che l’imbarcazione fosse in difficoltà.