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Ambra Angiolini è Oliva Denaro. Grande successo per lo spettacolo ispirato a Franca Viola.  

Ambra Angiolini è Oliva Denaro. Grande successo al palacongressi per lo spettacolo ispirato alla vera storia di Franca Viola.  

In un periodo storico in cui si è tornati tanto a discutere di   “patriarcato”,  seppur in un’accezione nuova, meno ancorata alla primigenia etimologia del termine (e a volte,  purtroppo, persino fuorviante), portare in scena un testo teatrale come quello proposto Domenica sera, all’interno della rassegna “Riflessi culturali”, dal direttore artistico Gaetano  Aronica, è sicuramente un’ operazione di grande valore sociale ed educativo.

È fondamentale ,infatti, a modesto parere di chi scrive, ricordare alle nuove generazioni, non solo quanto ancora “si deve fare”, a tutela dei diritti delle donne,  (punto fermo di qualsiasi attività formativa), ma anche ,e soprattutto, quanto già “e’ stato fatto”, grazie al coraggio di chi, mettendo in pericolo la propria vita, ha lottato per l’affermazione di questi diritti.

Non dovremmo mai sorvolare sui traguardi raggiunti, rischiando di darli per scontati, ma al contrario dovremmo sempre partire da questi come auspicio e speranza di ulteriore miglioramento.

Il buon teatro, più della divulgazione storica, in tal senso, ha una potenza comunicativa impareggiabile e diventa un immediato mezzo di conoscenza e sensibilizzazione.

Una performance di grande livello, infatti, veicola emozioni, sentimenti, stati d’animo profondi e favorisce il processo di immedesimazione tra attore e spettatore, creando empatia.

Ed è così che si comprende e si apprende.

Lo spettacolo proposto Domenica scorsa , “Oliva Denaro”, è ispirato alla drammatica storia di Franca Viola, la ragazza siciliana che, a metà degli anni ‘60 , ebbe la forza di opporsi pubblicamente al cosiddetto “matrimonio riparatore”, con il figlio del boss del suo paese, che abusò di lei dopo averla sequestrata e segregata, per molti giorni, in un casolare di campagna.

Furono proprio il coraggio di Franca Viola ,che denunciò il suo carnefice (piuttosto che sposarlo) affrontando tutte le difficoltà e le ”umiliazioni” del lungo iter giudiziario, e contestualmente, la grande  dignità  della sua famiglia, che la sostenne , resistendo alle innumerevoli angherie e ai pesanti soprusi della mafia locale, a sugellare l’inizio di un lento processo di cambiamento sostanziale della coscienza pubblica, che porterà, seppur dopo quasi venti anni, alla modifica del nostro codice penale, con l’abrogazione di istituti arcaici, come il matrimonio riparatore e il delitto d’onore.

Ad interpretare tale difficile personaggio femminile, una bravissima ed intensa Ambra Angiolini, che riesce a tenere da sola la scena, per tutta la serata, dando voce, non solo alla protagonista principale, ma “de relato”, a tutte le altre figure che ruotano intorno a lei.

E così, sul palco, si avrà modo di conoscere l’intera famiglia della giovane Olivia, l’affettuoso padre, la rigida madre (che si riscatterà nell’epilogo) la sorella “moglie,  suo malgrado”  perché “brocca rotta”, il fratello “fortunato, perché maschio”, e addirittura pure molti degli abitanti di quel piccolo paese in cui la ragazza vive, con tutti i pregiudizi, le storture e le negatività di una povera realtà dell’entroterra siculo, ma anche con i sogni, le speranze, l’ottimismo e gli “ideali” di chi ambisce ad evadere un giorno da quella stessa realtà  .

Una encomiabile sceneggiatura riesce ad offrire uno spaccato chiaro ed esaustivo della condizione femminile di quell’epoca e di come persino le leggi dello Stato fossero inevitabilmente il riflesso di una cultura retrograda e maschilista che considerava la donna come un oggetto da possedere e lo stupro semplicemente come un’ offesa alla morale pubblica cui porre rimedio con le nozze .

Incisiva la scelta delle musiche che hanno accompagnato, in vari momenti significativi, il racconto della protagonista.

Il consenso unanime del pubblico, in un Palacongressi stracolmo (restituito alla città, dopo anni di abbandono, grazie all’intuito del direttore del parco archeologico arch. Sciarratta) è la conferma della scelta vincente di Gaetano Aronica nel puntare su un cartellone “impegnato”.

In un momento storico così difficile, in cui la violenza ha il sopravvento in molti ambiti della nostra società, promuovere un percorso teatrale in cui risuonino, come  “leitmotiv” prevalente, i temi della giustizia, della libertà, della uguaglianza, del rispetto , e persino, (perché no?) di “un’ utopia politica”,  può apparire un agire anacronistico, ma è invece più che mai necessario.

È questa “Agrigento Capitale della Cultura.

Emilia Vinti

Redazione
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