L’intervento di Legambiente: “L’acqua ricavata dal dissalatore di Porto Empedocle non servirà a nulla se non si ricostruisce la rete idrica di Agrigento”.
Forse è lo stesso dilemma, ovvero: prima le strade in Sicilia e poi il ponte sullo Stretto di Messina? E l’altro è: prima la rete idrica di Agrigento e poi il dissalatore a Porto Empedocle? Secondo Legambiente Sicilia prima le strade. E secondo il Circolo Rabat di Legambiente di Agrigento prima la rete idrica. Se non si recupera e ripara la rete idrica colabrodo, l’acqua ricavata dal mare si disperderà tra le condotte bucate, e nessuno ne gioverà. Ecco in estrema sintesi il concetto – appello espresso dal Circolo Rabat, che argomenta: “Innanzitutto stigmatizziamo ancora che sono stati persi 49 milioni di euro lo scorso anno per ricostruire la rete idrica di Agrigento, e che adesso i lavori, che sarebbero stati nuovamente finanziati, non sono ancora iniziati. Il dissalatore è una costosa soluzione tecnica di tipo emergenziale, che non tiene in alcun conto delle percentuali di dispersione dell’acqua nell’ambito della rete idrica cittadina. Si sta mettendo in condizione gli agrigentini di pagare dieci volte l’attuale costo dell’acqua, mantenendo l’attuale tasso di dispersione di oltre il 60% nella vetusta rete cittadina. Incredibile! Nel frattempo apprezziamo la recente sentenza del giudice amministrativo che stronca definitivamente l’arbitrarietà delle gestioni idriche autonome che, nel caso del Comune di Camastra e in tanti altri casi analoghi, sono del tutto prive dei presupposti di legge. Occorre avviare una gestione efficace e virtuosa delle risorse idriche a disposizione, ad esempio utilizzando le acque reflue non depurate per uso non potabile. In tal senso, siamo pienamente disponibili a ulteriori momenti di confronto, che già nel recente passato abbiamo promosso, unitamente alle altre associazioni cittadine che, con grande competenza e caparbietà, seguono da vicino le questioni irrisolte”.