La morte del paziente in ortopedia a Villa Sofia a Palermo: disposta l’autopsia. La replica del primario. Schifani ha convocato domani pomeriggio i vertici dell’Azienda ospedaliera.
Giuseppe Barbaro, 76 anni, è morto il 6 gennaio all’ospedale Villa Sofia a Palermo, dopo 17 giorni di ricovero, dal 21 dicembre, in attesa di essere operato per una frattura alla spalla. E’ stato 3 giorni su una barella in attesa che si liberasse un posto nel reparto di Ortopedia, dove è stato trasferito il 24 dicembre. I familiari hanno presentato una denuncia. La Procura di Palermo indaga. Durante il ricovero sono insorte delle complicazioni, estranee alla frattura. I sanitari non si sarebbero accorti dei sintomi di ipernatriemia, ovvero alti livelli di sodio nel sangue, tra perdita di peso e disidratazione. E poi di una polmonite bilaterale. La figlia invece si è accorta della febbre. E così al padre è stato somministrato paracetamolo. La figlia aggiunge che il padre è stato legato con strumenti di plastica alle caviglie e al braccio destro perché manifestava – le avrebbero spiegato – segni di dissociazione e confusione mentale. Il 31 dicembre è stata necessaria una maschera per l’ossigeno, ma non è stato trasferito in terapia intensiva. Non era più presente né cosciente. Alle 7:45 del 6 gennaio la morte, nel reparto di Ortopedia, lo stesso dove a Capodanno il presidente della Regione, Renato Schifani, si è recato a sorpresa. Ha trovato 14 pazienti in attesa da giorni per un intervento, e ciò – ha riferito Schifani – “per grave carenza organizzativa derivante dall’assenza di personale infermieristico nel reparto”. Dopo la visita di Schifani i 14 sono stati operati in due giorni. Schifani ha convocato domani pomeriggio a Palazzo d’Orléans il direttore sanitario e il direttore amministrativo dell’azienda ospedaliera “Villa Sofia-Cervello” di Palermo, Aroldo Gabriele Rizzo e Luigi Guadagnino. Nel frattempo la cartella clinica di Giuseppe Barbaro è stata sequestrata. E sarà eseguita l’autopsia. Il primario di Ortopedia, Davide Bonomo, replica: “Il paziente non era nelle condizioni di essere operato a causa dell’infezione polmonare: un evento imprevisto e imprevedibile. Sono stati eseguiti tutti gli accertamenti e garantita l’assistenza necessaria al signor Barbaro, che aveva qualche problema, soprattutto cardiologico, e i parenti erano informati. Non è semplice stabilire quando abbia contratto la polmonite. Evidentemente covava un focolaio da qualche giorno. La polmonite non si sviluppa in un giorno. Non sono uno pneumologo e non l’ho seguito sotto quell’aspetto. Quando le condizioni sarebbero migliorate avremmo eseguito l’intervento. Non era una frattura da operare urgentemente. Lo stato confusionale e il senso di disorientamento è una condizione che purtroppo si verifica in tutti i pazienti anziani allettati. Sulla denuncia che il paziente sarebbe stato legato alle caviglie, non ritengo neppure di dover rispondere”.