Lo scorso 24 giugno il Tribunale del Riesame di Palermo ha annullato quattro misure cautelari eseguite lo scorso 4 giugno e notificate a Domenico Bavetta, 42 anni, di Montevago, Giovanni Campo, 33 anni, Pasquale Ciaccio, 59 anni, e Pietro Guzzardo, 46 anni, tutti di Santa Margherita di Belìce. I giudici del Riesame hanno condiviso le tesi della difesa e hanno riconosciuto la mancanza di gravi indizi di colpevolezza e l’insussistenza dell’aggravante dell’agevolazione mafiosa. Ebbene adesso la Cassazione ha accolto il ricorso della Procura antimafia di Palermo contro l’annullamento delle misure cautelari. E ha rinviato gli atti, per una seconda valutazione, ad un’altra sezione del Riesame. Secondo le impostazioni istruttorie, a vario titolo si contestano agli indagati i reati di estorsione e illecita concorrenza con minaccia o violenza, aggravati dal metodo mafioso, e di aver agevolato l’associazione mafiosa “Cosa nostra”. Dalle indagini è emerso un capillare controllo per la gestione illecita delle attività agro-pastorali, con relativo utilizzo dei fondi agricoli, sul territorio agrigentino compreso tra Santa Margherita Belice, Montevago e Sambuca di Sicilia, fino al confine con Contessa Entellina in provincia di Palermo. Per praticare tali condotte, gli indagati si sarebbero avvalsi della indiscussa forza intimidatoria derivante dall’essere riconosciuti quali esponenti di vertice del mandamento mafioso di Santa Margherita Belice.