Presentare un libro su Dante Alighieri nell’Aula San Tommaso di Santa Maria Novella di Firenze, il luogo in cui il Sommo Poeta partecipava alle dispute teologiche, è un traguardo. È anche un riconoscimento per il libro di Enzo Di Natali, Dante Teologo Mistico e la divinizzazione dell’uomo, Ed. Bastogi, che è stato accolto con favore dalla critica perché Enzo Di Natali, per la prima volta, tratta due argomenti nuovi: Dante come Teologo (e per giunta Mistico) e la composizione del XXXIII canto del Paradiso come risultato di una rivelazione speciale ricevuta da Dio, allo stesso modo dei mistici del suo tempo. «I versi del canto, soprattutto quelli luminosi, non si possono comporre rimanendo sul piano delle facoltà umane e nemmeno sotto una semplice ispirazione poetica. Quei versi sono stati composti dopo che il Poeta fiorentino aveva ricevuto il ‘privilegio mistico di una rivelazione’, alla pari di san Bernardo da Chiaravalle, san Bonaventura, san Tommaso d’Aquino…»; e con maggiore insistenza Di Natali, nell’esposizione fiorentina, faceva presente, dopo un consulto con altri critici della letteratura, che prima di Dante Alighieri e nemmeno dopo nessun poeta era riuscito a comporre i versi ‘luminosi’ del XXXIII canto. Questo dimostra che con le sole capacità intellettive non si può giungere a questo splendore poetico. Egli si inserisce nella schiera dei teologi che hanno vissuto il ‘privilegio mistico’.
Massimo Seriacopi e don Vincenzo Arnone, esperti danteschi, nel corso della presentazione dialogata del libro di Enzo Di Natali hanno riconosciuto il contributo agli studi su Dante. Don Vincenzo Arnone faceva presente che anche Boccaccio aveva indicato Dante come teologo; e poi c’è stato il silenzio. Di Natali riprende quella felice intuizione e, per di più, aggiunge che era un teologo mistico.
Massimo Seriacopi ha condiviso la scelta dell’Autore di indicare nel verso 100 del canto XXXIII del Paradiso: ‘A quella luce cotal si diventa’ la chiave di lettura sia del Paradiso sia dell’intera Divina Commedia, perché è il punto di arrivo della storia della salvezza che conduce l’uomo da ‘fatto di terra’, caduto nel peccato originale, alla divinizzazione, per i meriti di Cristo. Nel versetto 100, citato, l’uomo è divinizzato, perché diventa luce di Dio.
Nel suo intervento finale, Enzo Di Natali ha fatto una proposta alla cultura fiorentina: il XXXIII canto come risposta all’ateismo pratico e al relativismo etico diffuso nonché alla decadenza culturale dell’Occidente. Insomma, da Firenze potrebbe venire un nuovo Umanesimo che parte dalla mistica di Dante. Non è da poco, se si considera che è stata fatta nell’Aula San Tommaso, luogo in cui Dante partecipava alle dispute teologiche.
Al fine di far comprendere il ruolo della luce nella cantica di Dante Alighieri, Enzo Di Natali dedica la prima parte del testo ai temi della luce e della mistica nei Vangeli, nei Padri della Chiesa e nei mistici medievali che sono stati fondamentali per conoscere la Divina Commedia.