Violenze fisiche e sessuali contro due sorelle in provincia di Palermo. Il Tribunale ha condannato il nonno, lo zio e i genitori. Il racconto degli orrori subiti.
Il Tribunale di Palermo ha inflitto severe condanne ad alcuni familiari di due sorelle violentate fisicamente e sessualmente in un paese in provincia di Palermo. Al nonno e allo zio sono stati inflitti 16 anni di carcere ciascuno. Poi al padre 12 anni e alla madre 12 anni e 8 mesi: perché sarebbero stati a conoscenza di quanto accaduto, e avrebbero taciuto. Le due sorelle, oggi una di 14 anni e l’altra di 20, sono ospiti di una Comunità protetta. Gli episodi contestati sono una galleria degli orrori. La più piccola raccontò ad un’insegnante gli abusi. L’insegnante domandò: “La mamma lo sa?”. E lei rispose sì. Poi ha aggiunto: “Al mio compleanno mio nonno mi ha dato un bacio in bocca e io gli ho dato uno schiaffo ed è successo un casino”. Poi: “Eravamo tutti a mare. Ad un certo punto il nonno si tuffa e io che ero in acqua all’improvviso ho sentito da sotto qualcuno che mi toccava. Ho chiesto a mio cugino di prestarmi la mascherina con la quale poi sono riuscita a vedere che era il nonno che mi toccava sotto l’acqua”. Poi: “Stavo giocando con il mio tablet a casa di mia zia. Zia era andata a fare la spesa e i miei cugini si erano addormentati. In casa c’era anche mio zio il quale mi ha detto di andare con lui che mi avrebbe fatto un regalo. Mi ha portato in un posto strano fuori casa… e mi ha spinta sul muro e mi ha tolto la maglietta e io mi sono messa a piangere fortissimo. A mamma e papà ho raccontato tutto il giorno dopo quello che era successo con lo zio ma non è cambiato nulla”. Poi: “Ero nella stanza di mio padre, c’erano i suoi giocattoli, le sue lenzuola, i suoi libri e le sue cose da piccolo. Mi capitava di dormire nel lettino di papà quando era giovane. Loro hanno chiuso la porta prima e poi io mi sono svegliata perché mi sentivo toccare e mi sono trovato mio zio e mio nonno di sopra”. E la sorella maggiore tra l’altro ha raccontato: “Papà nelle volte in cui mi chiedeva le prestazioni sessuali e io mi rifiutavo cominciava a fare minacce del tipo che non mi avrebbe fatta uscire di casa. O mi obbligava a fare le faccende domestiche. Capitava inoltre che mentre lavavo i piatti mi fotografava il sedere e mi inviava le foto magari del mio sedere con il messaggio: ‘Dai fammi entrare’. Quando mi opponevo, lui reagiva picchiandomi e provocandomi un occhio nero e spezzandomi un dente che poi non mi ha fatto curare. Attualmente ho ancora l’incisivo spezzato”.