The Substance, diretto da Coralie Fargeat, è un film che spinge i confini del body horror con una regia sapiente e visivamente potente. Fargeat costruisce il racconto attraverso una serie di primissimi piani morbosi, che esplorano con crudezza i dettagli fisici dei suoi personaggi, immergendoci in un mondo di ansia e tensione crescente. La scelta di un montaggio serrato, specialmente nella seconda metà del film, contribuisce a creare un senso di urgenza claustrofobico, amplificato da un audio design che toglie il respiro e da una colonna sonora perfettamente calzante. La fotografia di Benjamin Kracun, che alterna tonalità vibranti a ombre inquietanti, completa l’esperienza visiva, creando un’atmosfera sospesa tra il reale e il fantastico.
Demi Moore offre una performance straordinaria nei panni di Elisabeth Sparkle, una star decaduta che lotta con le proprie insicurezze e con un corpo che riflette i segni del tempo. Il coraggio di Moore di esporsi in scene di nudo integrale, mostrando con naturalezza quelle che potrebbero essere percepite come imperfezioni, aggiunge una dimensione cruda e autentica alla narrazione, rendendo il personaggio ancora più umano e toccante. Accanto a lei, Margaret Qualley interpreta Sue, un’icona di gioventù e bellezza superficiale, incarnando la vanità di una starlette che vive solo per l’approvazione del pubblico. Dennis Quaid completa il trio principale con un’interpretazione magistrale del produttore cinico e arrogante, simbolo di un’industria che sfrutta e consuma senza scrupoli.
La regia di Fargeat non si accontenta di mettere in scena una semplice critica sociale: attraverso l’indugiare della telecamera su corpi, piatti e dettagli viscerali, costruisce una spirale di follia crescente che culmina in un climax perfettamente orchestrato. Memorabile la sequenza in cui Elisabeth, ormai sfigurata, cucina piatti ricchi e grassi, in un rituale che racchiude l’ossessione per il corpo e la decadenza fisica. Questa attenzione ai dettagli visivi richiama le atmosfere del miglior Cronenberg, specialmente nell’ultima mezz’ora del film, dove l’ipertrofia del mostruoso si manifesta in tutto il suo potere.
The Substance si rivela un film estremo, disturbante fino alle viscere, e capace di lasciare un segno profondo nello spettatore. È incredibile come una regista al suo secondo lungometraggio sia riuscita a creare un’opera così audace e memorabile. Coralie Fargeat si dimostra capace di unire una visione artistica potente a una narrazione di impatto, confermandosi una delle voci più promettenti del cinema contemporaneo. È un film che merita di essere rivisto, quando si trova il coraggio di affrontarlo di nuovo, perché ogni scena è costruita per lasciare un’impronta indelebile.
In sintesi, The Substance è un body horror di rara intensità, uno dei migliori degli ultimi decenni, e non solo per le sue immagini sconvolgenti, ma per la capacità di trasmettere un senso di fragilità umana che persiste anche dopo i titoli di coda. Un autentico capolavoro del genere, destinato a rimanere nella memoria di chi ama il cinema che osa.