Le dighe non hanno beneficiato delle piogge torrenziali. Il capo della Protezione civile, Salvo Cocina, non esclude ulteriori razionamenti. Altre bacchettate da Musumeci.
La montagna dei temporali con oltre 150 millimetri di pioggia, dei fiumi esondati, coltivazioni distrutte, strade franate e allagamenti, ha partorito il “topolino” degli invasi ancora vuoti. Il capo della Protezione civile regionale, Salvo Cocina, conferma: “Sì, confermo. Gli invasi che alimentano le reti idriche siciliane non hanno beneficiato delle piogge torrenziali. Con questo andamento vi è il rischio di nuovi razionamenti a Palermo e nelle altre province a secco. Le tempeste, infatti, non hanno rifornito le dighe che alimentano Enna, Caltanissetta, Agrigento e Palermo. Sono praticamente a secco l’Ancipa e il Fanaco, che riforniscono Enna e Caltanissetta, la diga Castello che dovrebbe alimentare le reti di Agrigento, e gli invasi del sistema Palermo, Scansano, Poma, Rosamarina e Piana degli Albanesi. Bisogna prendere atto che siamo alla fine di ottobre, e, se non ci sarà un rifornimento di queste dighe, bisognerà valutare ulteriori provvedimenti di risparmio idrico. E’ piovuto molto in alcune zone, è servito all’agricoltura, dove i fiumi non sono esondati, le falde dell’Etna si sono ricaricate. Ma se continuerà a piovere poco, anche i pozzi si asciugheranno, con velocità minore rispetto alle dighe”. Poi Salvo Cocina, al timone della ‘cabina di regia’ per l’emergenza idrica nell’isola, traccia un breve consuntivo: “Abbiamo avviato progetti per oltre 30 milioni di euro, riuscendo a ripristinare pozzi con una portata di mille litri al secondo. Stiamo puntando sui nuovi appalti, per ulteriori duemila litri al secondo nelle province a maggior rischio idrico ma – ribadisce – senza piogge consistenti, bisognerà stringere ancora di più il rubinetto nei territori già in ginocchio”. E il ministro alla Protezione civile, Nello Musumeci, presidente della Regione Siciliana dal 2017 al 2022, raccomanda visione e lungimiranza, e bacchetta: “Sarebbe demagogico cercare soluzioni in breve tempo. In Sicilia non si fanno dighe da 40 anni. Le dighe vanno immaginate in tempo di pace, e io in Sicilia ho dato l’incarico per il completamento di quelle di Blufi e di Pietrarossa, che spero possano essere presto completate. E poi le reti che distribuiscono l’acqua nei quartieri delle città e dei paesi ormai perdono per il 50 per cento. Ora c’è una cabina di regia, istituita dal governo Meloni, in cui operano cinque ministri, ognuno con le proprie competenze. Bisognerà lavorare su infrastrutture idrauliche che avranno bisogno di tanto tempo per essere realizzate. Poi ora bisogna cominciare a pensare alle alternative, quindi non irrigare in campagna con l’acqua potabile, ma utilizzare l’acqua depurata o l’acqua dissalata, e soprattutto cominciare a cambiare le nostre quotidiane abitudini per evitare di pensare ancora che l’acqua sia un bene inesauribile”.