L’inchiesta per corruzione gravitante sul Comune di Partinico che ha coinvolto anche l’agrigentino Gaetano Di Giovanni: 5 imputati a giudizio ordinario, 3 in abbreviato e 3 patteggiano.
Il già dirigente al Comune di Agrigento Gaetano Di Giovanni, 60 anni, di Raffadali, sarà giudicato in abbreviato, ovvero beneficerà dello sconto di un terzo della pena se sarà condannato per corruzione. E all’esame del giudice per le udienze preliminari del Tribunale vi saranno solo gli atti attualmente nel fascicolo processuale, e null’altro sarà ammesso come mezzo di prova, né contro né a favore. E quindi sul tavolo dei magistrati sarà poggiata innanzitutto la documentazione che il 26 maggio del 2022 i Carabinieri della Compagnia di Partinico hanno sequestrato al Comune di Agrigento, in sei ore di ispezione negli uffici al terzo piano di Gaetano Di Giovanni, all’epoca dirigente del primo settore del Comune di Agrigento e del Distretto socio sanitario D1 di cui Agrigento è Comune capofila. Si tratta di documenti relativi all’attività di una cooperativa sociale con sede a Partinico per l’erogazione di servizi e assistenza domiciliare a disabili gravi del territorio agrigentino. La cooperativa sociale partinicese opera da anni non soltanto ad Agrigento ma anche in altri Comuni (una decina) che comprendono lo stesso Distretto socio-sanitario. Le indagini sono state avviate dopo la denuncia di una cooperativa concorrente. Più nel dettaglio, Gaetano Di Giovanni avrebbe favorito l’affidamento del servizio di assistenza domiciliare socio-assistenziale per anziani non autosufficienti (per un totale di 204.051 euro) alla società Medea, e dei servizi socio-assistenziali nei Comuni di Santa Elisabetta e di Agrigento (per un importo complessivo di 89.355 euro) alla cooperativa Nido d’Argento, in cambio di 7.500 euro in tre tranche. Complessivamente l’inchiesta della Procura di Palermo è sfociata lo scorso 11 aprile in 11 misure cautelari tra cui 3 arresti in carcere e 5 ai domiciliari. Cinque imputati sono stati rinviati a giudizio ordinario all’udienza del 4 novembre:
Giuseppe Chiaramonte, 46 anni, dipendente della cooperativa “Nido D’Argento”,
l’ex sindaco di Partinico Salvo Lo Biundo, 54 anni,
Antonio Geraci, 61 anni, presidente della Commissione aggiudicatrice di una gara bandita dal Comune di Gela,
Nicola Fiocca, 69 anni, di Marsala, ex dirigente del Comune di Marsala adesso in pensione,
e Maria Pia Falco, 58 anni, funzionario del Comune di Marsala.
In abbreviato, oltre Gaetano Di Giovanni, saranno processati:
Michela Sclafani, 62 anni, funzionario alla Provincia di Palermo,
e suo marito Giovanni Dalia, 69 anni, entrambi palermitani.
Altri tre patteggiano:
il presidente della cooperativa “Nido d’argento”, Giuseppe Gaglio, 62 anni, di Partinico, presunto “deus ex machina” della cooperativa, e un dipendente part – time della stessa cooperativa, Massimiliano Terzo, 44 anni, di Monreale, hanno proposto il patteggiamento della condanna a 4 anni e 4 mesi di reclusione ciascuno. E invece un ex dipendente della cooperativa, Francesco Chiavello, 62 anni, di Partinico, intende patteggiare la condanna a 2 anni e 11 mesi. Nella proposta di patteggiamento i tre offrono di pagare 500 euro a ogni Comune coinvolto nell’inchiesta come acconto del risarcimento del danno. E tra i Comuni parte civile vi è Santa Elisabetta, rappresentato dall’avvocato Elisabetta Fragapane. Il Comune di Agrigento, in accordo con i difensori di Di Giovanni, gli avvocati Marcello Montalbano e Roberto Mangano, ha rinunciato a costituirsi parte civile in cambio del pagamento del risarcimento del danno, ovvero i 7.500 euro presunto prezzo della corruzione, e oltre 3.000 euro di spese legali. E il 20 novembre prossimo Di Giovanni sarà interrogato in aula.