La testimonianza resa da Alfonso Cicero nelle ultime quattro udienze al Tribunale di Caltanissetta al maxi processo sul “Sistema Montante”: altri dettagli.
Tra i diversi avvenimenti riferiti al Tribunale di Caltanissetta nel corso delle recenti udienze dall’ex presidente dell’Irsap, Alfonso Cicero, “testimone chiave” e parte civile nell’ambito del maxiprocesso al “Sistema Montante”, emerge che Antonello Montante e Ivan Lo Bello furono ascoltati nel giugno del 2014 dalla Commissione nazionale antimafia, e non accennarono minimamente all’operazione antimafia “Colpo di grazia”, condotta dalla Procura di Caltanissetta nel marzo del 2014 e sfociata con gli arresti effettuati dalla Squadra Mobile di elementi di spicco di Cosa Nostra nissena, tra cui Dario Di Francesco (ex reggente della famiglia mafiosa di Serradifalco e oggi collaboratore della giustizia), ai quali è stato contestato, tra l’altro, di avere “pilotato” alcuni appalti di ampio rilievo nell’area industriale di Caltanissetta proprio per “mano” di Dario Di Francesco, in quel tempo dipendente del Consorzio Asi nisseno. Un mese dopo l’audizione di Montante e Lo Bello, nel luglio del 2014, innanzi alla Commissione nazionale antimafia, quale presidente dell’Irsap, fu audito Alfonso Cicero che, oltre a rappresentare la sua concreta azione di contrasto al malaffare intrapresa negli anni nelle aree industriali della Sicilia, evidenziò invece l’importanza dell’operazione “Colpo di grazia” e dell’arresto di Dario Di Francesco. Antonello Montante, dopo la notizia dell’indagine a suo carico per concorso esterno alla mafia, pubblicata da Repubblica il 9 febbraio del 2015, scaturita dalle dichiarazioni rese all’autorità giudiziaria dal collaboratore della giustizia Di Francesco, per “controbattere” alle pesanti accuse avrebbe – secondo Cicero – indotto a pubblicare alcuni articoli di stampa in cui si sosteneva che la mafia voleva distruggerlo per le sue iniziative antimafia. E tale tesi fu sostenuta strumentalizzando a favore di Montante quanto aveva rappresentato Cicero nel luglio del 2014 in Commissione antimafia in merito alla sua azione contro il malaffare e, in modo particolare, all’operazione “Colpo di grazia” con l’arresto di Dario Di Francesco. E poi ancora, tra le molteplici ritorsioni subite da Alfonso Cicero – come da lui riferite ai magistrati – vi è anche quella del “confezionamento” di un provvedimento disposto dal dipartimento regionale della Funzione pubblica con cui nel 2017 si intimava a Cicero la restituzione di ingenti somme percepite, dal 2013 al 2015, nel ruolo di componente dell’ufficio di diretta collaborazione dell’assessorato regionale alle Attività produttive. A tal proposito Cicero ha dichiarato: “Dopo avere fatto l’accesso agli atti, ho rilevato che tale provvedimento era scaturito da un input dell’ex assessore regionale alle Attività produttive, Mariella Lo Bello, e, ritenendo tale atto illegittimo, decisi di promuovere un contenzioso davanti al Tribunale del Lavoro di Caltanissetta che, nel 2019, mi dava piena ragione in quanto valutò infondate le accuse oggetto del provvedimento disposto dal dipartimento della Funzione pubblica, architettato per procurarmi, ingiustamente, danni sia sotto il profilo economico che lavorativo”. La testimonianza di Cicero resa alle udienze dell’1 e 8 luglio e del 16 e 23 settembre, in cui ha risposto, in modo molto circostanziato, alle domande dei pubblici ministeri e del suo difensore di fiducia, l’avvocato Annalisa Petitto, proseguirà all’udienza di lunedì prossimo 30 settembre quando a interrogare Cicero saranno i difensori degli imputati.