L’omicidio del cardiologo di Favara, Gaetano Alaimo: la Corte d’Assise di Agrigento condanna l’imputato reo confesso, Adriano Vetro, a 22 anni di carcere.
Lo scorso 11 luglio il pubblico ministero di Agrigento, Elenia Manno, a conclusione della requisitoria, ha invocato la condanna a 24 anni di carcere a carico di Adriano Vetro, 49 anni, di Favara, reo confesso dell’omicidio del cardiologo di Favara, Gaetano Alaimo, ucciso a 62 anni di età il 29 novembre del 2022. Adesso la Corte d’Assise di Agrigento, presieduta da Giuseppe Miceli, ha condannato Vetro (difeso dagli avvocati Santo Lucia e Sergio Baldacchino) a 22 anni di reclusione, riconoscendo le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi, equivalenti però alle attenuanti generiche concesse. E Vetro è stato altresì condannato a pagare un risarcimento del danno per 100.000 euro ai familiari della vittima, parte civile tramite l’avvocato Giuseppe Barba. E poi altri 10.000 euro all’Ordine dei medici di Agrigento, parte civile tramite l’avvocato Vincenzo Caponnetto. Lo scorso 27 maggio è stata depositata la perizia psichiatrica, disposta dalla Corte d’Assise su proposta della Procura di Agrigento e delle parti civili. E l’esito della perizia ha escluso il vizio di mente. Vetro è stato capace di intendere e di volere quando ha ucciso il cardiologo, “colpevole” (tra virgolette) di non avergli firmato un certificato per il rinnovo della patente. Più nel dettaglio, Adriano Vetro a magistrati e carabinieri ha risposto così: “Ho sparato e ho ucciso il dottor Gaetano Alaimo. Mi servivano tre certificati medici per ottenere il rinnovo della patente. Il diabetologo e l’oculista me li avevano rilasciati. Il dottor Alaimo invece mi prendeva in giro e rinviava continuamente. La pistola l’ho trovata in campagna”. Il cardiologo Gaetano Alaimo, specializzato anche in malattie dell’apparato cardio-vascolare e in medicina interna, ha diagnosticato ad Adriano Vetro una malformazione cardiaca, uno scompenso, e ciò non gli avrebbe permesso il rinnovo della patente di guida. Il dottor Alaimo, valutate le condizioni generali del suo paziente, si è opposto ad un intervento chirurgico, invocato da Vetro come unica soluzione per superare l’ostacolo al rinnovo della patente. Pochi giorni prima dell’omicidio, Vetro e Alaimo hanno ancora una volta discusso dell’argomento. Da una parte Vetro a insistere, e dall’altra Alaimo a spiegare che non sarebbe stato possibile, ovviamente per ragioni di carattere medico. Poi il sanguinoso epilogo. Vetro si è recato in via Giovanni Bassanesi 1 al Poliambulatorio di Gaetano Alaimo, e, appena si è accorto del cardiologo in sala d’attesa, gli ha sparato a bruciapelo con una pistola calibro 7,65, e lo ha colpito mortalmente al torace, innanzi ad alcuni dipendenti della clinica, che poi hanno svelato ai carabinieri, giunti sul posto, il nome dell’assassino. I militari lo hanno trovato nella sua casa in campagna, dove dimora insieme ai genitori, con la pistola ancora fumante.