L’indifferenziata smaltita fuori dalla Sicilia e costi raddoppiati a carico dei Comuni, che invocano sostegno urgente dalla Regione. Ci si aggrappa alla imminente manovra finanziaria.
La Sicilia è preda del disastro economico e sociale legato alla crisi idrica. E come se non bastasse preoccupa l’emergenza rifiuti che – tuttavia – tale è da almeno due decenni. Con l’avvento della stagione estiva, e il previsto aumento di produzione di spazzatura legato al turismo, i Comuni siciliani lanciano l’allarme sulle difficoltà di gestione e gli extra-costi. E invocano urgente sostegno economico dalla Regione. Il presidente, Renato Schifani, ha quantificato in 100 milioni di euro il budget disponibile per la terza manovra finanziaria, dopo la seconda di variazioni di bilancio appena approvata, che approderà in Assemblea fra la seconda metà di luglio e i primi di agosto. Schifani però ha precisato che una parte dei 100 milioni sarà spesa in base agli emendamenti dei deputati. E se ne prospettano una valanga. La seconda manovra ha stanziato a favore dei sindaci i primi 50 milioni di euro per compensare l’aumento del costo di smaltimento dei rifiuti negli ultimi due anni a causa dell’invio dell’indifferenziata nei termovalorizzatori della Danimarca, che ne ricava guadagno ed energia. Che beffa per la Sicilia senza termovalorizzatori e con le discariche sature impossibilitate ad accogliere altra indifferenziata! Secondo l’Anci, l’Associazione dei Comuni di Sicilia, adesso servono almeno altri 50 milioni di euro per coprire l’aumento delle spese di smaltimento dell’indifferenziata. Il presidente dell’Anci, Paolo Amenta, punta il dito anche contro i Comuni in ritardo sulla differenziata, e sulla carenza di impianti per valorizzare quanto si differenzia. E denuncia: “Mentre Palermo e Catania arrancano con percentuali del 50%, ben 274 Comuni in Sicilia superano il 75% di raccolta differenziata, facendo il proprio dovere. Ciò nonostante, mancano impianti e strutture per la valorizzazione dei materiali differenziati, con un gap enorme rispetto ad altre regioni virtuose. Basti pensare che in Toscana, con una popolazione simile a quella siciliana, il riutilizzo dei rifiuti frutta 200 milioni di euro l’anno, dieci volte tanto i miseri 20 milioni della Sicilia. Tutto ciò nonostante la Tari, la tassa sui rifiuti, pagata dai cittadini siciliani sia la più alta d’Italia. Di fatto i Comuni sostengono alti costi di raccolta, per poi non riuscire minimamente a trasformare i rifiuti differenziati in una risorsa economicamente vantaggiosa”. E dunque Amenta aggiunge: “Servono con urgenza impianti di trattamento di prossimità sul territorio siciliano, altrimenti, oltre al danno ambientale, si continuerà a gettare letteralmente milioni di euro dei contribuenti tra fughe di indifferenziata fuori dalla Sicilia e mancata valorizzazione del comparto”. In conclusione, i Comuni sono attualmente aggrappati ai 100 milioni annunciati da Schifani nella terza manovra finanziaria in aula prima delle ferie estive. E si auspica che non vi sia il classico “assalto alla diligenza” da parte dei deputati e dei relativi emendamenti, spesso più propensi a ottenere finanziamenti per feste, sagre ed eventi nei propri collegi elettorali.