La Procura di Siracusa ha avviato un’inchiesta e disposto l’autopsia su Vincenzo Lantieri, il bambino di 10 anni caduto e morto in un pozzo a Palazzolo Acreide.
La Procura di Siracusa ha avviato un’inchiesta, al momento a carico di ignoti, a seguito di quanto accaduto. E la zona della disgrazia è stata sequestrata. Si indaga per accertare se il pozzo artesiano dove è precipitato e morto il bambino di 10 anni, Vincenzo Lantieri, sia stato segnalato in maniera adeguata. Ugo Macchiarella, il comandante dei Vigili del fuoco di Siracusa, racconta: “Siamo subito intervenuti quando ci è arrivata la chiamata di soccorso. Una volta arrivata sul posto la squadra, i vigili del fuoco si sono immediatamente calati nel pozzo e sono riusciti a recuperare la donna in vita, che è stata affidata ai sanitari. Purtroppo per il piccolo non c’è stato nulla da fare, abbiamo tentato il possibile ma quando i nostri sommozzatori lo hanno recuperato era già morto”. L’educatrice che ha accompagnato i ragazzi in gita, di 54 anni, di Palazzolo Acreide, e che si è calata nel pozzo tentando di salvare il bambino, ha subito ferite non gravi, è ricoverata sotto shock all’ospedale di Siracusa, e si dispera: “Non ce l’ho fatta”. Teatro della sciagura è stata la campagna di Falabia, frazione di Palazzolo Acreide. Il bambino sarebbe salito sulla lamiera a copertura del pozzo, il coperchio avrebbe ceduto e lui è caduto per 15 metri, in acqua, annegando. Lui ha partecipato, insieme al fratello, a un grest organizzato dalla Fondazione Anffas Palazzolo Acreide “Doniamo Sorrisi”. I bambini disabili sono stati impegnati da giorni in escursioni e attività di integrazione con normodotati e volontari, come la coltivazione degli orti e i laboratori di cucina. Il colonnello dei Carabinieri, Gabriele Barecchia, racconta: “Sono arrivato sul posto quando l’operatrice è stata portata in Pronto soccorso in stato di shock. La donna avrebbe provato a scendere, poi sarebbe andata in crisi di panico e non è riuscita a proseguire la discesa, e allora è stata soccorsa dai Vigili del fuoco”. Il bambino, Vincenzo, si sarebbe allontanato dal resto del gruppo. Pochi secondi, qualche minuto. Quando ci si è accorti della sua assenza, lui era in piedi sul coperchio del pozzo: “Scendi giù, scendi da lì”, hanno gridato gli operatori e gli altri bambini. Poi il coperchio si sarà spostato, o è crollato. Ancora i soccorritori raccontano: “Il bambino è stato trovato nella parte non visibile del pozzo, nel punto in cui si allarga. Il suo corpo era sul pelo dell’acqua, probabilmente i polmoni non si erano riempiti di acqua ma sarà l’autopsia a fare chiarezza. Potrebbe aver sbattuto la testa, ma quando siamo arrivati noi non si muoveva nemmeno l’acqua. Non è ancora chiaro quindi se sia morto per la caduta di 15 metri o per annegamento”. La tragedia è avvenuta a quasi 43 anni esatti dal dramma di Alfredino Rampi, il bambino che il 10 giugno 1981 cadde e restò intrappolato in un pozzo artesiano nelle campagne di Vermicino, una frazione di Frascati, in provincia di Roma. Vi rimase tre giorni, prima della morte. La storia sconvolse tutta Italia e fu uno dei primi casi di cronaca seguiti in tempo reale sulla televisione nazionale.