Il Tribunale dei minorenni ha depositato le motivazioni della condanna a carico dell’ex minorenne imputato dello stupro di gruppo di Asia a Palermo.
Lo scorso 5 marzo il giudice per le udienze preliminari del Tribunale per i minorenni di Palermo, Maria Pino, a conclusione del giudizio abbreviato, ha condannato a 8 anni e 8 mesi di reclusione Riccardo Parrinello, 18 anni, imputato dello stupro di gruppo di Asia, 19 anni, avvenuto lo scorso 7 luglio al Foro Italico a Palermo, quando è stato ancora 17enne. Al ragazzo è stata aggravata la misura cautelare. Infatti lui inizialmente, in quanto minorenne, è stato ospite di una Comunità. Si è mostrato e dichiarato pentito di quanto commesso. Il giudice per le indagini preliminari gli ha creduto. Poi, invece, durante il suo soggiorno in comunità, ha pubblicato dei video su TikTok e ha inviato dei messaggi WhatsApp ad un amico. E alcune sue frasi sono state una sorta di sfida: “Chi si mette contro di me si mette contro la morte”, “Le cose belle si fanno con gli amici”, “Sto ricevendo tanti messaggi da ragazze: ragazze ma come faccio a uscire con tutte siete troppe…”, “Ah volevo ringraziare a chi di continuo dice il mio nome: mi state facendo solo pubblicità”, “Arriviamo a mille followers così potrò fare la live e spiegarvi la situazione com’è andata realmente…”, “Mi piace trasgredire”, “La galera è il riposo dei leoni”. Agli atti dell’inchiesta vi sono anche alcuni audio. Ad esempio, un “vocale” che Parrinello ha inviato ad un amico un’ora dopo lo stupro di gruppo: “Compà l’ammazzammu… ti giuro a me matri l’ammazzammu… ti giuro a me sviniu… sviniu chiossà di na vota… minchia sette… u vo capiri, manco a canuscevo io compà… ficimu un macello, n’addivirtemu”. L’amico lo critica: “Però così è brutto”. E lui risponde: “Troppo forte, invece”. Ebbene adesso il Tribunale dei minori ha depositato le motivazioni della sentenza di condanna. E tra l’altro si legge: “La consapevolezza della sopraffazione fisica conseguita dal gruppo e della entità del pregiudizio cagionato alla vittima, l’accanimento dimostrato pur a fronte della tragica condizione della giovane, stremata tanto da perdere ripetutamente i sensi, il compiacimento per l’azione compiuta, risaltano, con evidenza tale da non esigere esplicazione alcuna né commento, un’allarmante contezza della materialità del fatto e della intensità del dolo dell’imputato. Le modalità dell’asservimento della giovane sono nettamente connotate da speciale efferatezza e denotano un assoluto difetto del più elementare senso di umanità. Sono state inflitte alla ragazza sofferenze indicative di allarmante non comune brutalità. E’ fragile la versione offerta dall’imputato volta ad operare un ridimensionamento del fatto e del ruolo da egli svolto. Perché al pari dei suoi correi, ha avuto piena contezza dello stato di ebbrezza della giovane e, pertanto, della conseguente condizione di inferiorità psichica della vittima. Non solo: è documentato da un video il forte schiaffo inferto da Parrinello al seno sinistro della vittima, e il grido di dolore emesso dalla stessa”. E nel merito dell’attendibilità di Asia, il giudice Maria Pino scrive: “Le dichiarazioni della giovane appaiono costanti e coerenti e non evidenziano divergenze di entità o rilevanza tali da pregiudicare la credibilità del racconto. La narrazione rappresenta vissuti autentici e altresì tragicamente congrui rispetto alle azioni delittuose riferite. E dà contezza dell’entità della sofferenza e della umiliazione patite dalla vittima in un contesto di assoluto asservimento al gruppo. La vittima non ha avuto motivi di risentimento rispetto all’imputato. E’ escluso che lei con la sua denuncia possa aver perseguito l’obiettivo di trarre vantaggi personali”.