Matteo Messina Denaro e fiancheggiatori: avviso di conclusione delle indagini dalla Procura di Palermo per Massimo Gentile e Cosimo Leone. Scarcerato Leonardo Gulotta. I dettagli.
A due presunti fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro latitante, l’architetto Massimo Gentile e il tecnico radiologo Cosimo Leone, è stato notificato dalla Procura di Palermo l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, firmato dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Gianluca De Leo e Pierangelo Padova. Adesso i due hanno facoltà, tramite i propri legali, di opporre atti e mezzi a difesa, dopodiché la Procura, a meno di un dietrofront, depositerà l’istanza di rinvio a giudizio. Nel frattempo, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale, Alfredo Montalto, ha scarcerato un terzo presunto fiancheggiatore, Leonardo Gulotta, imponendogli solo l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, ritenendo non più ricorrente il rischio di inquinamento probatorio. Gentile, Leone e Gulotta sono stati arrestati dai Carabinieri del Ros lo scorso 27 marzo. All’architetto, originario di Erice, Massimo Gentile, 51 anni, dal 2019 dipendente del Comune di Limbiate in provincia di Monza, si contesta il reato di associazione mafiosa per avere prestato la sua carta d’identità a Messina Denaro, almeno dal 2007 fino al 2017. Prima di essere “Andrea Bonafede”, Messina Denaro è stato “Massimo Gentile”. E il boss, con i documenti di Gentile, ha acquistato nel 2007 una moto Bmw e nel 2014 una Fiat 500, entrambe intestate a Gentile. Poi Cosimo Leone, 56 anni, di Campobello di Mazara, tecnico radiologo all’ospedale “Ajello” di Mazara del Vallo, avrebbe agevolato Messina Denaro a sottoporsi alla prima tac nello stesso ospedale che rivelò il tumore al colon. La Tac fu programmata per il 20 novembre 2020, poi fu anticipata al 17, e poi fu effettuata il 10 novembre. Il giorno precedente, il 9, Messina Denaro fu ricoverato nel reparto di Chirurgia. Messina Denaro avrebbe scavalcato le liste d’attesa anticipando la sua Tac. E Cosimo Leone cambiò il turno di lavoro, dal pomeriggio al mattino, per essere presente alla Tac. E poi avrebbe consegnato al boss in corsia in ospedale un telefonino con una utenza attivata dall’Andrea Bonafede di 55 anni, e poi anche il cd della Tac con il referto. A Leonardo Salvatore Gulotta, 31 anni, di Campobello di Mazara, operaio agricolo, si contesta di avere reso a disposizione di Messina Denaro la sua utenza telefonica. Accogliendo le istanze del suo difensore, l’avvocato Mariella Gulotta, il giudice ha modificato il capo d’imputazione: nel 2007, infatti, Gulotta era minorenne e quindi la Procura non avrebbe potuto procedere nei suoi confronti. Quindi la contestazione di concorso esterno in associazione mafiosa è stata riferita solo al periodo compreso tra il 2014 e il 2017. Poi il Tribunale del Riesame ha derubricato il reato da concorso esterno alla mafia nel meno grave ‘favoreggiamento aggravato’, così come è stato anche per Cosimo Leone.